Originario di Feltre, Tancredi Parmeggiani (1927-1964) s'iscrive nel 1946 al corso libero di nudo tenuto da Armando Pizzinato all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Trasferitosi a Roma nel 1950, tramite Giulio Turcato entra in contatto con Piero Dorazio e Achille Perilli e con l'attività della galleria-rivista l'Âge d'Or, che organizza esposizioni e pubblicazioni dell'avanguardia internazionale. Lasciata la capitale nel 1951 si stabilisce a Venezia, dove incontra Peggy Guggenheim che, conquistata dal suo talento, gli mette a disposizione uno studio a Palazzo Venier dei Leoni e ne promuove l'opera in Italia e negli Stati Uniti. Il tema centrale della pittura di Tancredi - tra i firmatari nel 1952 del Manifesto spazialista - è lo spazio infinito e dinamico. La sua pittura, ancorata a una radicale astrazione, affida alla gestualità convulsa di segni rapidi o di orditi più o meno irregolari la raffigurazione di un infinito spaziale. "Dal punto io parto attraverso grafie e colori istintivi per la conquista di nuove immagini di natura". In "Composizione" colpisce l'incanto delle stesure cromatiche, capaci di suscitare segrete corrispondenze con l'ambiente esterno.