Copia dell'originale del Correggio eseguita da Cesare Aretusi. I lavori a fresco dell’Allegri raffiguranti l’Incoronazione della Vergine nella tribuna, come sottolineano i documenti, erano già iniziati il 28 maggio del 1522 e si erano conclusi con buona probabilità il 1° novembre dello stesso anno, e dunque successivamente alla decorazione della cupola già avviata nel luglio del 1519. Quando i monaci decisero di demolire il coro sotto la cupola e di trasportarlo dietro l’altare, dovettero avvedersi che l’abside sarebbe risultata di dimensioni troppo ridotte. Decisero così di abbatterla e, per non perdere l’affresco del Correggio, vollero che venisse copiato in un pensiero più in piccolo, ad olio, e provvidero pure alla realizzazione di lucidi con i particolari a medesime dimensioni degli originali; soltanto eseguita la copia, si procedette alla demolizione nel corso della quale si salvò la metà superiore centrale soltanto del gruppo beato e poche splendide teste di angioletti. Ne seguì l’incarico a Cesare Aretusi il 27 agosto 1586 di realizzare la copia dell’affresco del Correggio. Altrettanto movimentata fu la storia dei minuscoli frammenti superstiti dell’affresco, il cui ultimo atto prima della distruzione fu accompagnato da una concitata corsa a trarre copie dal vero dei dettagli; si ricordano qui le più celebri compiute dai Carracci, da Annibale Annibale soprattutto, conservate in prevalenza oggi a Capodimonte e presso la Galleria nazionale di Parma. Dell’originale correggesco restano con il brano centrale raffigurante la Vergine incoronata da Gesù, oggi presso la Galleria nazionale di Parma, tre minuscoli frammenti con Teste d’angeli conservati presso la National Gallery di Londra, uno al Museum of Fine Art di Boston, ed uno, di recente riscoperto, in collezione privata ed oggi (autunno 2020) in mostra presso il Museo Civico di Correggio (RE).