Honoré Daumier è uno dei padri nobili della pittura francese ottocentesca, quindi dell’arte moderna. Le sue superbe doti di disegnatore ci hanno regalato scene di popolo e scene religiose, vedute oniriche in paesaggi desolati, ritratti umani graffianti, sarcastici, di forte profondità intellettuale. Quest’opera gli è riconducibile, sia per la scritta sul retro che a lui la attribuisce, sia per la inaudita e rivoluzionaria potenza. La crocifissione vera e propria viene risolta quasi sullo sfondo, esaltando il rapporto tra Cristo, le pie donne e gli altri suppliziati, ovvero i due ladroni. Davanti a noi si staglia invece un cavallo atterrato e nitrente, che rappresenta la natura abbandonata a se stessa nel dolore. A sinistra, sono abbozzate con un intreccio di ombre straordinario le sagome dei soldati che si giocano a carte i pochi beni rimasti. L’opera è attribuibile all’ultima parte della vita del maestro, quando egli era praticamente diventato cieco, ma ancora possedeva la prodigiosa capacità di ritrarre elementi fantastici e suggestioni reali. D’altra parte, una delle caratteristiche del suo genio fu quella di comporre la fisicità dei corpi quasi plasmandoli sulla tela o sulla carta. I suoi personaggi infatti somigliano a figure scolpite con una materia duttile che ha al suo interno un’anima di metallo, in modo da piegare le membra ad esprimere gesti significativi. Così avviene in questo caso, che esalta la drammaticità della situazione e ricava scorci inediti, esprimendo nel silenzio la tragedia assoluta.