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De Carlo Angela, Oggetto 195

Lonzi Marta26 luglio 1986 - 23 gennaio 1995

La Galleria Nazionale

La Galleria Nazionale
Roma, Italia

Carteggi tra Marta Lonzi e Angela De Carlo su vari argomenti legati a Carla Lonzi e a Rivolta femminile per la pubblicazione degli scritti di Carla tra cui Autoritratto. Presenti un'audiocassetta di [Mauriria] ed un suo biglietto allegati ad una lettera di Angela De Carlo a Marta Lonzi. Alcune lettere di Marta oltre ad essere indirizzate ad Angela sono indirizzate anche a Renata Gessner e Jacqueline Vodoz. Sono trattate questioni relative alla traduzione in francese del libro di Carla Lonzi, Vai pure e della sua biografia da parte di Michèle Causse, di cui sono presenti delle lettere come allegati. Presenti inoltre tra gli allegati lettere di e a Marie Madeleine Raoult di Les Editions de la Pleine Lune. Due diapositive di Angela De Carlo e Renata Gessner a Fonte Caresino.

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  • Titolo: De Carlo Angela, Oggetto 195
  • Creatore: Lonzi Marta
  • Data di creazione: 26 luglio 1986 - 23 gennaio 1995
  • Trascrizione:
    omaggi che, insolita- Il Giornale 11. ottohe: 1992 V Spoleto ospita una retrospettiva di Marisa Busanel Comunque donna Lorenza Trucchi andai a trovarla la prima vol- ta, in un sinistro seminterra- to della estrema periferia) che, osserva Mascelloni nella sua acuta introduzione al ca- talogo, «per l'incomprensio- ne del suo particolare lin- guaggio nelle molte ricogni- zioni dedicate di recente al- l'arte romana del '60, è stata pressoché espulsa o tutt'al piú relegata nelle recintate selezioni pour femmes». Ora quello che non va re- cintato o virgolettato e quin- di, usato come una discrimi- nazione, ma semmai esaltato, evidenziato, è proprio quel suo essere donna e fare un'ar- te inequivocabilmente al fem- minile. Non, dunque, una ca- renza, né una negativa ipote- ca qualitativa ed espressiva, all'opposto un accrescimen- to. Marisa Busanel non osta- cola mai la propria natura femminile, anzi vi si abban- dona in uno svelamento di sé, di volta in volta, intrepido e dolente, candido e impudico. C'è nella essenza femminile una astoricità (ampiamente ripagata da una maggiore na- turalita) ed io credo che sia questo grumo intimo, istin- tuale a rendere cosí insolito il lavoro della Busanel, pur pre- cocemente in linea con il cli- ma «oggettuale» che, alla fine degli anni Cinquanta, caratte- rizza il passaggio dell'Infor- male al New Dada e al No- veau realisme. Figlia di attori itineranti, Marisa Busanel nasce a Ve- nezia nel 1933; ancora bambi- na entra nella Compagnia di Baseggio. Nel '51 viene a Ro- ma, dove frequenta l'ambien- te letterario ed artistico: sarà per anni la compagna di Leoncillo. Abbandonato il teatro inizia a disegnare e di- pingere. Nel '59 crea dei colla- ges di fili e, quindi, i «Veli», pezzi di stoffa leggera con strappi ricuciti, bianchi faz- zoletti macchiati di colore e segnati da grafismi impulsi- vi, che inchioda su tavole di legno. Vengono poi i «Vesti- ti», forse la serie piú originale ed inquietante. Ripiegata su se stessa, Marisa analizza il el folto programma della prossima Bien- nale, spiccano due mente, non sono dedicati ad artisti ma a critici: Carla Lon- zi ed Emilio Villa. Lasciatosi alle spalle gli studi filologici (dall'assiro al sanscrito, all'e- braico) e le traduzioni della Bibbia e dell'Odissea e pubbli- cato nel '47 da Luigi De Luca (Istituto Geografico Tiberi- no). Oramai, un volume di liri- che, talune anche in dialetto milanese, con cui Emilio Villa iniziò nell'immediato dopo- guerra la sua intensa, libera, dissipata militanza critica. C'è sempre, nei suoi scritti genia li, magmatici, extra-vaganti, almeno una frase che da sola basta a svelare e spiegare compiutamente un artista. Eccone un esempio mirabile estratto dalla presentazione che il critico-poeta fece alla prima personale di Marina Busanel (Studio Delta, aprile 1965, Roma) e ora opportuna mente riprodotta nel catalogo della retrospettiva dell'artista allestita a cura di Enrico Ma- scelloni, alla Galleria civica d'arte moderna di Spoleto: <...Siamo qui insieme, scrive Villa a evocare lo squarcio bianco a mandorla bianca sul ventre della madonna di Piero della Francesca, vicino a Città Castello, e qui insieme a rie- vocare la cerniera lampo, la chiusura lampo, inventata da Alberto Burri, perché Burri ci ha inventato un po' tutti noi quanti siamo...). In questo accostamento ar- dito (e allora piú ardito di og. gi) spiazzato e spiazzante, in questo raccordo tra secoli lontani ma di una comune, fonda, non rinnegabile civiltà di immagine, in questo ri- chiamo sacro e profano, ca- sto e sensuoso all'identità femminile, è delineata e rac- chiusa un po' tutta l'opera di Marisa Busanel. Un'artista appartata, segreta e per lun- ghe stagioni volontariamente segregata (mi ricordo quando proprio essere. Gli oggetti che salva «in memoria», com- piendo giorno dopo giorno uno sconsolato voyage au- tour, de sa chambre sono po- chi, umilissimi: una sottove- ste di nylon, un grembiulino da bambino, una camicia da uomo, un vecchio busto, un vestito da donna un po' mo- nacale, indumenti che im- merge nel colore e crocifigge su rozze tavole, rozzamente dipinte. Il risultato è un colla- ge mastodontico che eviden- zia al massimo l'oggetto in una sorta di spettrale pietrifi- cazione al limite dell'onirico. Queste veroniche del quoti- diano con la loro forza tre- menda quanto inconsapevo- le, creano un ponte tra sur- realismo e ricerche oggettua- li, unendo Burri a Rauschen- berg e all'arte povera. Dopo un lungo periodo di inattivi- tà, la Busanel riprende a di- pingere una serie di «grandi fiori e di «nudi femminili visti di spalle. Anche qui l'im- magine è macroscopica ma con una «inversione di se gno che dà luogo ad una mi- te estasi. Nella metà degli an. ni Settanta la sua ricerca si fa piú razionale, fredda: nasco- no le «Geometrie» (purtrop- po non esposte a Spoleto) do- ve torna talvolta ancora os- sessiva l'immagine della cro- ce. Fino all'ultimo (1990) fe dele a se stessa, Marisa Busa- nel ha continuato il viaggio intorno alla propria stanza e dentro il suo cuore. Con una preveggenza che oggi fa tre- mare, Leoncillo scriveva nel '65: «In Marisa il conflitto di- venta espressione, è tutto nel l'espressione, chiede ansio- samente comunicazione e aiuto a vivere ancora. O a po- ter morire... Questi quadri re- stano la testimonianza di an- ni veri, di anni umani feroce- mente vissuti, il cui prezzo pagato alla verità è dovuto es- sere dissipazione e follia». «Marisa Busanel», Spole- to, Palazzo Racani Arroni, Galleria Civica d'Arte Mo- derna, fino al 31 ottobre. Catalogo Mattia
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  • Note: Alcune missive di Marta Lonzi sono su carta intestata "Scritti di Rivolta femminile". Alcuni documenti sono fuori consultazione.
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