DREAMING OF EARTH

L’opera di Shigeru Ban è molto apprezzata per aver portato l’architettura in ambiti a lungo trascurati dagli stessi architetti: rifugi di emergenza, campi profughi, progetti di ricostruzione e di pronto soccorso. Un territorio in cui gli “aspetti critici” e le circostanze avverse tendono, apparentemente, a non lasciare spazio alla progettazione e alle sue potenzialità qualitative anche in contesti di emergenza e provvisori. Una delle strategie utilizzate per superare queste difficoltà (usate spesso dagli architetti come alibi per non affrontare queste situazioni) sta nell’ampliare la gamma di materiali con cui rispondere alla sfida: da quelli “nobili” e convenzionali a quelli di “second’ordine” come carta e cartone, imballaggi pluriball, velcro, tessuto. Materiali sostenibili e reperibili con facilità, quindi pertinenti, il tutto avvalendosi di una conoscenza strutturale e costruttiva superiore alla media. Questi tre aspetti del suo lavoro (espansione in ambiti nuovi, uso non convenzionale di materiali ordinari e comprensione della struttura) hanno spinto i confini dell’architettura in tre direzioni cruciali per la qualità dell’ambiente edificato. Il progetto presentato da Shigeru Ban insieme all’artista coreana Jaeeun-Choi sintetizza questi tre aspetti. Sono intervenuti in quello che è stato un campo di battaglia (la ZDC, la Zona demilitarizzata coreana), dove la natura ha potuto rigenerarsi grazie a un’assenza di insediamenti umani che dura da decenni. Un parco sospeso realizzato con strutture leggere di bambù dovrebbe permettere agli abitanti delle due Coree di accedere a questo nuovo ambiente, affinché un giorno anche le persone possano ricongiungersi come ha fatto la natura.