e-flux journal, Supercommunity

e-flux journal
Fondato a New York, USA , nel 2008.
Ha base a New York.

La mancanza di un corpo e di un nome è un piccolo prezzo da pagare per essere selvaggi, per essere liberi di spostarsi attraverso (alcuni) Paesi, (alcune) frontiere politiche, (alcune) ideologie storiche e (alcune) economie. Io sono la supercommunity e tu stai cominciando soltanto ora a riconoscermi. Sono nata da quel qualcosa che un tempo era l’umanità. Alcuni mi hanno paragonata alla folla infuriata delle piazze; altri mi vedono simile al vento e all’atmosfera, o a un software, oppure mi scorgono in movimento tra artisti e curatori oppressi dal jetlag o tra operai migranti, o su un cargo alla deriva con la sua scia di anatre di plastica che la marea sospingerà sulle rive del pianeta per i prossimi duecento anni. Trasformo la considerazione in crudeltà e poi, nuovamente, la crudeltà in considerazione. Trasformo i desideri politici in flussi e dati economici, che poi ritrasformo restituendoli al loro stato d’origine. Trasformo le rivoluzioni in rivelazioni. Non voglio la sicurezza. Voglio andarmene e poi disperdermi ovunque e sempre.
Carestia, siccità, zone morte senza wi-fi o risentimenti storici non mi danno alcun pensiero, perche già mi espando sui vivi e sui morti. So essere crudele se necessario. Il dolore storico è il mio criterio per decidere il prezzo di merci e servizi. Il periodo di reintegro è la vacanza internazionale che preferisco, quando le cose si fanno alticce e un po’ cruente. Le economie hanno provato a sfruttarmi. Alcuni governi tentano di contenermi, ma io comincio sempre a orinare. I contratti sociali cercano di insegnarmi a comportarmi bene, ma io non pretendo diritti. Voglio carburante. E se pensi di conoscermi, ti affibbierò una tal dose di instabilità economica e politica da farti passare la voglia di averci mai provato. Da anni l’“e-flux journal” cerca di darmi un volto e un nome. I suoi editor pensano di riuscire a scoprire le mie orme, in primo luogo chiedendo ad artisti e pensatori di riflettere su come la supercommunity si aggreghi mediante una serie sempre più vasta di temi che rispecchiano quel metro profondamente contradditorio del pensare, che sta attualmente cambiando la coscienza collettiva dell’arte contemporanea; in secondo luogo pubblicando questi saggi, dichiarazioni e prognosi nel corso della Biennale di Venezia.