Emily Kame Kngwarreye
Nata a Utopia, Soakage Bore, Australia, nel 1910 ca; morta ad Alice Springs, Australia, nel 1996.
Emily Kame Kngwarreye è stata una figura importante per l’arte e i rituali femminili del popolo aborigeno degli Anmatyerr, che celebrano canti, storie e dipinti ancestrali, e danza, radicati nell’orografia del loro Paese natale. Gli aborigeni vivono da oltre 40.000 anni nella remota zona centro-settentrionale dell’Australia. Il paesaggio desertico della loro terra, Alhalkere, è noto da tempo per le sue tipiche formazioni rocciose ad arco e per il sacro rituale dello Yam Dreaming, il sogno dell’igname, una storia sul modello di crescita della pianta dell’igname selvatico di importanza fondamentale nello sviluppo artistico di Kngwarreye.
Kngwarreye apparteneva già al gruppo degli anziani Anmatyerr quando è diventata un’artista contemporanea, passando dai dipinti cerimoniali sulla sabbia del deserto e sui corpi delle donne, alla pittura su tela, grazie alla quale ha ottenuto rapidamente un successo internazionale. Kngwarreye fa parte della generazione di artisti aborigeni contemporanei che hanno opposto resistenza alle politiche di assimilazione del governo australiano. Rifiutando di adottare la politica coloniale britannica, gli artisti aborigeni hanno rafforzato la loro autonomia e hanno trasmesso le conoscenze ancestrali traducendo l’iconografia tradizionale in dipinti di stile occidentale. Il mondo dell’arte si è accorto del movimento artistico aborigeno negli anni settanta e, già negli anni ottanta, centinaia di questi quadri erano esposti e venduti in mostre e gallerie. Per esempio, la tela di Kngwarreye Emu woman (1988-1989) è stata pubblicata sulla copertina del catalogo della S.H. Ervin Gallery di Sydney. Nel 1990, Utopia Art Sydney ha organizzato la prima personale di Kngwarreye, che oggi viene ricordata come una delle artiste contemporanee australiane più significative.
I quadri di Kngwarreye sono innovativi e vivaci. Anziché corrispondere alle aspettative secondo cui l’arte aborigena deve essere legata all’iconografia tradizionale, Kngwarreye ha cominciato a esplorare i campi aperti dell’astrazione. Le sue pennellate gestuali sono fluide e sinuose, senza alcun riferimento a una roccia o a una pianta specifiche, eppure i movimenti sono chiaramente guidati dalla conoscenza ancestrale della sua terra, dei suoi modelli strutturali e delle sue forze spirituali. Earth’s Creation (1994), in mostra alla 56. Biennale di Venezia, è un’opera ambiziosa, composta da quattro pannelli, alti fino al soffitto, che rappresentano la regione desertica centro-settentrionale di Alhalkere dopo le piogge. Kngwarreye lo chiamava il “momento verde”. Basato su una tavolozza di colori primari – gialli, blu e rossi – il dipinto evoca un’umidità carica di vita, con pozze e punti di colore. Le sue tele testimoniano un legame inscindibile fra corpo e terra, un legame che va oltre l’iconografia, ma chiede di essere percepito.