La scultura rappresenta Ebe, figlia di Zeus ed Era, nell’atto di servire il nettare agli dei. La sua bellezza incarna i canoni ideali ricercati nelle sperimentazioni neoclassiche: il volto etereo, le linee fluide delle vesti che delineano il corpo e l’aggraziata gestualità del braccio, accompagnano l’elegante movimento della giovane che pare fluttuare nell’aria e posarsi delicatamente sulla nuvola.
Il gesso del 1796, conservato alla GAM, è il pezzo più prezioso del lascito di Pompeo Marchesi poiché costituisce il modello originale della statua dal quale l’artista ricavò due copie in marmo, oggi conservate alla Nationalgalerie di Berlino e al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo. Risalgono al 1808 due versioni diverse della Ebe, quella della Devonshire Collection e quella della Pinacoteca Comunale di Forlì, che differiscono soprattutto nel sostegno della statua, dove l’artificiosa nuvola è sostituita da un più sintetico tronco d’albero.
Il gesso è stato travolto dall’esplosione della bomba che nel 1993 danneggiò il PAC e la Villa Reale. I frammenti sono stati ricomposti da un meticoloso restauro, che ha ripristinato l’integrità della scultura, liberandola da strati di vernice e riportando alla luce la superficie originale del gesso.