La rappresentazione, pervasa da una teatralità tipicamente barocca, è ispirata a un celebre passo dell'autobiografia di Teresa d'Avila, in cui la santa descrive una delle sue numerose esprienze mistiche: durante l'estasi, un angelo le avrebbe penetrato il cuore con un dardo infuocato lasciandola letteralmente "infiammata" da un grande amore per Dio. Nel dipinto, Teresa, con il corpo esanime e abbandonato a terra, gli occhi socchiusi rivolti al cielo, sta per essere trafitta dalla freccia tenuta dall'angelo, mentre nella gloria soprastante la Trinità assiste all'evento.