Il salotto, verosimilmente nella Reggia di Colorno, è arredato con mobili giunti dalla Francia e loro sono tutti lì, la famiglia di Don Filippo di Borbone, immobili, nel ruolo che la storia ha loro assegnato. Sono gli eredi di un ducato che fu degli antenati, i Farnese; sono giunti a Parma nel 1749 e hanno saputo in pochi anni dar vita ad una piccola, grande corte dove si parla francese, si governa alla francese (Du Tillot), si vive immersi nella cultura illuminista e anche i pittori, come Baldrighi, si sono formati a Parigi. Un disegno inviatogli dal suo maestro Boucher, conservato nel Museo Lombardi, potrebbe essere un suggerimento per questa impegnativa composizione, ma Baldrighi, di cui leggiamo la firma nel pavimento, scelse una soluzione personale, una parata di figure le cui azioni appaiono congelate, mentre l’attenzione dell’artista si concentra sulla fedeltà iconografica e sulla descrizione puntuale e nitida di ogni oggetto, posto lì per raccontare la vita quotidiana di una famiglia ducale. A fianco di Don Filippo, l’affabile duca, intenta a lavorare a chiacchierino c’è la duchessa Louise Elisabeth, figlia di Luigi XV; in piedi, mostrando un proprio disegno, la bella figlia Isabella (che sposerà nel 1760 l’arciduca d’Austria), mentre i due piccoli bambini sono l’erede Don Ferdinando, prossimo duca, e Maria Luisa, futura regina di Spagna, colei che Goya ritrarrà più volte con sottile ironia.
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