Mathieu Kleyebe Abonnenc
Nato nella Guyana francese nel 1977.
Vive e lavora a Metz, Francia.
Mathieu Kleyebe Abonnenc opera all’interno del retaggio coloniale e postcoloniale, in uno spazio al confine con il lavoro di storico, archivista e ricercatore che gli permette di scovare materiali dimenticati o trascurati. Si affida a un insieme di fatti storici e culturali di particolare importanza e, talvolta, anche minori; rende inoltre omaggio all’opera di numi tutelari come la regista Sarah Maldoror (Preface a des fusils pour Banta [Prefazione ai fucili per Banta]) (2011), al filosofo Frantz Fanon (Orphelin de Fanon) (2012) o al musicista Julius Eastman (Songs for a Mad King) (2012-2013).
Alla Biennale di Venezia, Abbonenc presenta Sector IXB Prophylaxis of Sleeping Sickness, un racconto alimentato da narrazioni individuali e collettive su vari livelli. L’inizio del filmato presenta una riflessione sull’appropriazione culturale e gli usi, che comprende l’utilizzo di una colonna sonora proveniente dagli archivi del Musee du quai Branly di Parigi, e che trasporta lo spettatore sulle tracce della missione Dakar-Gibuti (1931-1933), una spedizione etnografica intrapresa da studiosi francesi per raccogliere dati sull’Africa e manufatti di quella cultura durante l’era coloniale. Il film è girato in parte al Musee Theodore-Monod d’art africain di Dakar e al Musee de l’Homme di Parigi (allora in costruzione): la protagonista, una giovane etnografa, decide di provare ad assumere i medicinali prescritti ai protagonisti della missione del 1931. In questo modo l’analisi razionale dei dati etnografici del XX secolo diviene un’esperienza più emotiva che mette in dubbio la validità scientifica delle risorse raccolte. Nella seconda parte del film incontriamo la protagonista per le strade di Dakar, la dove ha cominciato la ricerca della propria identità.
Come è già avvenuto per le sue mostre a Parigi e a Basilea, ancora una volta Abonnenc fa risuonare la musica vibrante e aggressiva dell’afro-americano Julius Eastman (1940- 1990), la cui trilogia Crazy Nigger (1979), Evil Nigger (1979), Gay Guerrilla (1980) – interpretata dal vivo da quattro pianisti nell’Arena della Biennale – rappresenta le origini della fusione fra improvvisazione, repertorio minimalista e musica pop.