Paesaggio agreste

Quadretto di estrema sintesi visiva, ma carico di emozioni per cui una forma chiusa (villaggio o castello?) con quattro campanili (torri a cuspide?) laterali a definirne i limiti si pone in lontananza tra un cielo intensamente azzurro solcato da striature rosate ed un vasto campo in primo piano di grano maturo dal colore acceso. Al fianco del castello una lieve altura con folta vegetazione. Tra le due zone come elemento di collegamento c’è una chiesetta vista di fianco con un campanile svettante. In tanta apparente luminosità tuttavia esistono zone d’ombra e di aggrumarsi di aree d’oscurità in un trapassare di atmosfere tutte risolte su piani paralleli, qui intensamente vivificati dalle accese ed esaltate cromie e dalle pennellate nervose e materiche che con rapidità e sicurezza delimitano le fasce cromatiche, senza alcuna necessità di definizione disegnativa.
L’opera mostra così una estesa spazialità di veduta ed il paesaggio stesso diventa elemento narrativo, in una ascensione che porta al villaggio fortificato, alla foresta e al distendersi del cielo, partendo dalla concretezza esistenziale del campo di grano e del senso che questo dà di un’ora calda dell’estate, per cui ogni elemento è giocato con e sulle emozioni che la veduta suggerisce, arrivando così ad una sottile e accattivante poesia, che per l’invenzione del lontano castello/paese, immerso nell’aria, attinge al sogno, alla fiaba, ad una fantasticheria senza riferimenti concreti e reali.
La costruzione a piani orizzontali è abbastanza tipica di Ligabue e, qui, come altrove tuttavia egli sente, nel digradare verso la “lontananza”,. la necessità di raccordare ed unire visivamente i vari piani per cui inserisce in posizione centrale la chiesetta isolata, che diventa fuoco cromatico di unione e di sosta dello sguardo insieme.