Una delle prime cose con cui la gente identifica l’architettura è la bellezza. La bellezza sembra essere il valore aggiunto di un architetto e addirittura il motivo stesso per il quale gli architetti vengono ingaggiati: chi non possiede una formazione specifica costruisce edifici brutti, gli architetti costruiscono edifici belli.
È curioso dunque che ultimamente le maggiori critiche all’architettura riguardino proprio la bellezza. Forse perché è stata spesso manipolata in modo piuttosto banale, usando edifici e spazi iper-estetizzati per camuffare l’assenza di contenuto; o forse perché si è abusato della bellezza come sinonimo di spettacolarità. Non stupisce quindi che un’ondata reazionaria di “neo-bruttismo” abbia conquistato i media di settore e si sia ingraziata i blogger con affermazioni quali “Se un progetto è bello, è privo di significato”, oppure “Se un progetto è brutto, è perché è intelligente o socialmente responsabile”.
Ci sono, però, momenti in cui l’architettura sfugge a questo riduzionismo binario.
L’architettura di Aires Mateus è uno di questi. Per loro la bellezza non è un’imbellettatura di buon gusto, ma la capacità di cogliere ed esprimere i desideri umani. Il loro linguaggio, lungi dall’essere un balsamo piacevole applicato alle forme, è una forza capace di penetrare e rivelare il mistero della condizione umana. La loro ricerca della bellezza avviene per mezzo di operazioni e linguaggi capaci di risultare familiari (ancorati a vecchi archetipi e quindi in grado di ospitare amichevolmente la vita) e al tempo stesso inattesi (portando l’esperienza dell’architettura verso campi inesplorati). La grande forza dei loro progetti è la capacità di far coesistere le polarità. Massicci ma astratti, monumentali ma umani, potenti ma calmi: sono alcuni degli opposti che l’architettura di Aires Mateus è in grado di riconciliare. E la bellezza è un modo di contrastare la banalità e trascendere l’obsolescenza. Tutto questo avviene senza troppe chiacchiere; forse perché, nella loro architettura, la bellezza è un’ineffabile certezza.