La consueta lotta per la vita, per la sopravvivenza, qui cede alla mimesi, all'immaginare un gioco di felini che, in un certo senso, si allenano alla violenza, per cui il fascino del gruppo è nelle posizioni scomposte, nelle fauci spalancate, negli equilibri precari, negli artigli ben in vista, in una imitazione di quello che sarà necessario fare per garantirsi il futuro. Anche il gioco dunque è la rappresentazione di un potenziale dramma latente, con ruoli che si possono ribaltare e con mosse che vanno studiate e ripetute attraverso un continuo esercizio anche se lucido.