Una sfera di fibra di vetro, costellata per metà da una serie di fori e illuminata da un faretto, che disegna al suo interno, per mezzo della luce, il completamento della serie. L’elemento geometrico e quello tecnologico si combinano grazie all’intervento dell’artista, in poesia. Mochetti, artista romano di nascita e formazione, esordisce sulla scena artistica della capitale nel 1968, con la sua prima esposizione personale alla storica Galleria La Salita, ove espone dieci progetti e due realizzazioni. Oscillando da sempre tra i due poli dell’arte e della tecnologia, egli lavora con la conoscenza delle leggi della fisica atomica e della meccanica quantistica, riservando poi un’attenzione speciale alla luce. Evidente è il richiamo, nell’azione compiuta sulla sfera, agli interventi sulla materia, come anche alla nozione di spazio introdotta da Lucio Fontana: una spazialità nucleare aperta, dove un fascio di luce produce un temporaneo risultato visivo, la cui percezione cambia nel tempo e a seconda dei punti di vista. Il lavoro di Mochetti trova perfetta collocazione, come desiderio dell’artista, al centro della sala e dà e restituisce significato allo spazio che abita, suggerendo ambientazioni neo-metafisiche. Testo di Michela de Riso
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