Fondatore insieme a Ceccobelli e a Tirelli della cosiddetta Nuova Scuola Romana o di San Lorenzo, Pizzi Cannella recupera un nuovo tipo di figuratività, che si confronta però, a differenza della Transavanguardia, con i molteplici materiali prodotti dalla civiltà contemporanea. Il luogo del quartiere di San Lorenzo, un distretto proletario della Roma del tempo, è indicativo del desiderio di rigenerazione urbana di questi artisti allora giovani. Quindi, per l’autore, l’uomo come soggetto dipinto si confronta con gli oggetti prodotti dal mondo del consumo e in seguito reinterpretati. In quest’opera del 1983, in particolare, il personaggio che appare sulla destra sembra quasi un discendente esausto del celebre urlo di Munch. Intorno a lui e sullo sfondo di colore brunastro gravitano uncini, forse parti dell’armatura di un cemento, che lo avvinghiano e gli impediscono il movimento. Sapiente è la resa dei colori, fantasmatica e mobile la fisionomia del protagonista, le cui delicate mani grigie diventano diafane fino a sparire.