Il dipinto raffigura in una selva d'Arcadia lungo il fiume Alfeo, circondato da ninfe, pastori e "satirelli", l'insigne poeta e abate Carlo Innocenzo Frugoni, di origine genovese, protagonista della colonia Cenomana dell'Arcadia, col nome di Comante Eginetico. La tela fu commissionata nel 1762 all'emergente pittore parmense Pietro Melchiorre Ferrari dal primo ministro Du Tillot, che diede precise indicazioni al giovane artista- la cui attività accademica era densa di successi - sulle caratteristiche stilistiche dell'opera, la quale doveva richiamare l'Arcadia di Poussin e un luogo "frondoso" alla Watteau. Indubbiamente è l'opera più francese del pittore. L'idea subì una lunga progettazione, testimoniata da alcuni disegni, in particolare lo studio della capretta presso la Biblioteca Palatina e soprattutto il foglio della Galleria Nazionale, corrispondente quasi alla versione dipinta. Certamente però non doveva essere un ritratto dal vero del poeta, oramai settantenne, bensì un omaggio al suo estro creativo, alla lunga attività di letterato prima per i Farnese e poi per i Borbone, godendo la stima del colto Du Tillot. Questi dal 1757 gli aveva assegnato incarichi all'Accademia di Belle Arti, nominandolo poi segretario perpetuo e proprio all'Accademia nel 1763, in occasione della annuale distribuzione dei premi, venne esposto pubblicamente il dipinto ormai finito.