Abbandonati l'espressionismo e la poetica realista dei primi anni cinquanta - quando lavora a una figurazione scabra e ricca di umori popolarieschi plasmando nel cemento policromo lavoratori delle campagne lombarde e personaggi delle periferie milanesi - Cavaliere si concentra, all'inizio del decennio successivo, su un'idea di racconto plastico a episodi. Il ciclo "Le avventure di Gustavo B." - di cui fa parte l'opera delle Civiche Raccolte, acquistata nel 1984 - affonda le proprie radici nelle anatomie grottesche e carbonizzate delle "Metamorfosi" create alla fine degli anni cinquanta. Gustavo B. - "un personaggio immaginario in cui mi specchiavo" - è il protagonista di una narrazione a cavallo tra esistenzialismo e surrealismo, ambientata in un paesaggio urbano postatomico e malato, cui Cavaliere lavora tra il 1960 e il 1963. Esposto al pubblico per la prima volta nel marzo 1963 alla Galleria Levi di Milano, con presentazione di Emilio Tadini, il ciclo è realizzato impiegando una grande varietà di materiali - lamiera, cemento, cristallo, legno, piombo, ottone, porcellana, ferro, specchio - secondo una costante sperimentazione che fonde il gusto per l'allestimento teatrale e la tradizione dadaista dell' object trouvé. Gustavo B. viene seguito nella sua quotidianità: famiglia e vita amorosa, luoghi di lavoro e di svago, rapporti con la natura e con la città. In "G. B. si innamora dekka signorina Bene", accanto al minuscolo personaggio, su un piano inclinato di ferro, sono collocate due teste e una mano di ceramica, delle piccole porte e una magrittiana mela di piombo che, "in un'atmosfera da metafisica reliquia", popolano un interno onirico, dalle proporzioni stravolte, dove lo scultore affronta, con ironia, il connubio romantico di amore e morta: la figura dell'innamorata viene evocata "attraverso le disjecta membra della sua testa mutila, del suo volto rovesciato e di un braccio monco, in uno spazio dalla prospettiva ripida di ascendenza metafisica e dechirichiana". [Mariella Milan]
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