SERGIO SARONI
FIRENZE
LA STROZZINA
DICEMBRE 1956 - GENNAIO 1957
Chi è attento ai fatti vivi della giovane pittura italiana avrà certa-
mente piacere d'incontrarsi con alcuni dipinti, tutti vivissimi, di Sergio
Saroni: un giovane che in questi ultimi anni si è fatto avanti nella
schiera dell'ultima generazione (cosi sollecitata da tanti avanguardismi)
per una sua posizione singolare e contemporaneamente rischiosa pro-
prio perchè al di là di formule e programmi.
Infatti, che i colori e i segni che ricoprono le superfici di tanti
dipinti di giovani artisti si inquietino, si contorcano, fremano nella
tomba degli avanguardismi astratti e concreti, neorealisti e neonatu-
ralisti, è tutt'al più indice di estro o di buona volontà. Non certo di
una presa di contatto diretta con la vità, la verità, la poesia.
intesi
Un giovane come il torinese Saroni, ha appunto rinunciato ad una
pittura cosidetta d'avanguardia per ben altre ambizioni. A Saroni
importa scoprire e non riscoprire la possibilità di raffigurare
l'immagine di un uomo o di un paesaggio senza far violenza ai ter-
mini medesimi del linguaggio figurativo - colore, disegno
come testimonianza poetica diretta dell'esistenza. Perchè è far violenza
a questi termini ogni aprioristica definizione dell'immagine che lo
vediamo ogni giorno porta inevitabilmente ai risultati di un imbal-
samato arcaismo. Oggi l'immagine, per tradursi sulla tela, ha bisogno
di essere libera da ogni sostegno formale e decorativo; questa libertà
comporta problemi che vanno assai oltre quelli del gusto per le forme,
della buona pittura. Per questo, forse, i dipinti che Saroni espone
soprattutto la Donna che appartiene all'ultimissima produzione po-
tranno apparire non definitivamente assestati da un punto di vista
formale, ma affrettare o peggio concludere questo assestamento è un
problema che il pittore, giustamente, nemmeno si pone.
Del resto il ribollente linguaggio poetico compresso in questi suoi
quadri pare ripromettersi parecchie rivincite su chi, nella fretta di un
giudizio critico, volesse includerlo nel clima preordinato di un movi-
mento. Perchè, sia ben chiaro, le timide atmosfere postimpressioniste
o gli starnuti che infrangono maleducatamente il ricordo delle silen-
ziosissime atmosfere morandiane recentemente ricomparse, ingigantite
e tradite, nella problematica neonaturalista di molti giovani pittori
italiani, non hanno con questi quadri nulla da spartire.
L'aria elettrizzante, sovraccarica, che circola tra le immagini di-
pinte da questo giovane torinese ha ben altre origini che il tentativo
di risuscitare un rapporto con la natura che la pittura aveva intratte-
nuto il secolo scorso. E' un'aria che porta notizia di un'avventura di
forza e di violenza come l'hanno saputa agitare, da alcuni anni a To.
rino, pittori come Spazzapane Moreni, stringendo alleanze interna-
zionali con una corrente pittorica non-formale che è pur sempre quella
che ha operato ed opera più vicino al cuore della grande pittura
moderna.
LUCIANO PISTOI