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Galleria La Strozzina, Oggetto 44

Carla Lonzidicembre 1956 - giugno 1957

La Galleria Nazionale

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Roma, Italia

Inviti e depliant di mostre collettive e personali tra cui Barbaro, Berlinguer, Berti, Caponi, Chiaromonte, Davico, Flarer, Galvano, Hollesch, Loffredo, Paola Mazzetti Krampen, Pistelli, Raphael Mafai, Saroni, Viviani e sull'arte grafica contemporanea negli Stati Uniti tenutesi alla Galleria La Strozzina di Firenze.

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  • Titolo: Galleria La Strozzina, Oggetto 44
  • Creatore: Lonzi Carla
  • Data di creazione: dicembre 1956 - giugno 1957
  • Trascrizione:
    Non è molto facile incontrarsi con una personale di Dino Caponi: egli ha preponderante il culto del lavoro quanto il pu- dore geloso del suo operato. Sembra perciò opportuna questa mostra a La Strozzina che ospita un ciclo di dipinti del 1956, ben validi ad aggiornare la conoscenza di Caponi fino alle ultimissime prove. È parso utile tuttavia, a mo' di introduzione, esporre tre dipinti del '55, di due diversi momenti, come opportuni termini di paragone e di riferimento All'ultima Mostra del Premio Pontedera, infatti, Caponi espo- neva tre quadri che preannunciavano, sia pure con risultati an- cora immaturi e frammentari, la fase pittorica attuale. A quei Paesaggi ispirati dalle dune boscose della costa tirrenica e ma- remmana Caponi giungeva dopo un periodo definibile purista, in quanto l'interesse dominante era costituito dalla ricerca di una rigorosa conseguenza stilistica nell'ambito della quale il pittore moveva a castigare la sua visione, organizzando il dipinto nel rapporto semplice ed elementare di poche superfici e volumi in- tesi a stabilire uno spazio grande e misurato. La lezione di Rosai si trasferiva allora in una pittura dalle tonalità delicate e teneris- sime, dalla luce chiara e diffusa, con un'intonazione, come fu osservato, tra giuliva e melanconica: una pittura impeccabile ma talora non priva di certe piacevolezze di moduli e di flessioni. Non saprei dire ove Caponi per quella via avrebbe potuto giungere. E sembra che lui stesso si sia posto questa domanda, interrompendo a un certo momento quello sviluppo per tentare altre soluzioni. Ciò che da prima si poteva osservare nei tre Paesi citati, era la vivacità di un'esecuzione che lungi dall'attuarsi attraverso tramature e risonanze di colore, preferiva valersi del potere im- mediato di accostamenti e di passaggi molto nettamente avver- tibili. Mutava integralmente anche il senso dell'inquadratura ove a tutto il precedente sistema di poche ferme volumetrie intese nei reciproci rapporti di distanza e di spazio, di incontri e di divergenze, si sostituiva l'aspirazione ad una visione per sequenze di avvicendamenti frequenti e insistiti. Si può intendere con fa- cilità come il pittore non si trovasse subito a suo agio nel nuovo clima espressivo. Ma valeva molto di più notare, come del resto feci io in quella occasione, che quei Paesi ci ponevano di fronte a risultati chiaramente qualificabili come il frutto di sollecita- zioni ed esigenze interiori, e perciò immuni da ogni esito pro- grammatico come da ogni rigido stilema.
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  • Note: Su alcuni inviti sono presenti annotazioni manoscritte di Carla Lonzi.
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