La pittura di Pinot-Gallizio ha
tratto singolare stimolo dalle ac-
censioni fantastiche di estrazione
surrealista del movimento «Co-
bra », sentito attraverso il messag-
gio che, in un periodo di intensa
comunanza di vita e di opera, pote
recargli la prestigiosa personalità
di Asger Jorn: nonostante ciò, è al
momento di interpretare l'interna
poetica di Jorn e Gallizio che se ne
avverte il netto divergere da un
comune sottofondo congenialità
spirituale. Infaiti Gallizio inaugu-
ra il suo discorso sulla base di
un'avventura dell'esistere e dell'o-
perare fondata sul concetto che il
reale, in quanto esistente, non può
essere rifiutato bensi ricuperato at-
traverso l'acre originalità della ma-
teria per cui nella tecnica dell'ope-
rare, attraverso le leggi della dis.
simmetria e delle modificazioni, si
concreta la necessità interiore,
Fuori dalle torbide suggestioni
PINOT
GALLIZIO
di Mila Leva Pistoi
del subconscio ed anche dall'abnor-
me angoscia, egli trova la sua ve-
rità nel sentimento ancestrale del
le molteplici suggestioni del nostro
essere ed identifica la forma più
piena nella vitalità della materia
stessa che nasconde nelle venature
del legno, nelle pietre abrase del
torrente, nelle crepe vecchie dei
muri, il potenziale istinto di
mersi come immagine. Egli crede
nella natura di cui si sente parte-
cipe e, come sempre, credere nella
natura è credere in se stesso.
Su questi valori fa tacitamente
appello la rivolta che in Gallizio
scaturisce dalla coscienza dell'op-
pressione di cui sono vittime gli
altri più che dal senso di una pro-
pria condizione di oppresso: egli
ha giocato il suo destino di ribelle
nelle diverse esperienze che hanno
preceduto e, in qualche modo pre-
parato, per la loro completezza il
suo volgersi alla pittura, ad Alba,
nel cuore della Langa, in una va-
sta casa patriarcale con anditi mi-
steriosi e vasti laboratori, qui il
pittore ritorna tuttora da Parigi,
dalla Svezia, dalla Danimarca, per
lavorare. solo o con altri artisti,
La Lanterna. 1961. olio su tela cm. 85 x 110.
per meditare o per mostrare la sua
opera ai collezionisti o critici.
Senza sotterfugi e senza la com-
piacenza del proprio soffrire che
ispirò a Prometeo incatenato il gri-
do: «Ah! vedete quale ingiusti-
zia io sopporto! ». Gallizio ha bru-
ciato le tappe della sua esistenza
archeologia, enologia, chimica,
erboristeria, dolciaria
prima che
lo rendessero schiavo e cosi, nell'in-
cessante fatica per una costruzione
non arbitraria di se stesso, trovò
finalmente sui cinquant'anni il ve.
ro modo di esprimersi attraverso la
materia pittorica.
Quei segreti che egli da chimico
esperto conosceva, quell'agglome-
rarsi delle resine che l'avevano sem-
pre affascinato, si agglutinarono
nella poesia del dipingere tramite
la maieutica di Jorn, cosa che sug-
gerisce a
Carla Lonzi, nella pre-
sentazione della Mostra del 1960,
l'idea che tutta la vita anteriore di
Gallivio sembri concepita nell'at-
tesa di Jorn.
Nel 1955 Gallizio fu direttore
ad Alba della Bauhaus Immagi-
nista cui aderirono o simpatizza-
rono Jorn, Constant, Kotik, Si.
mondo. Garelli e Cherchi; due an-
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