LETTERA MANOSCRITTA
Milano nov 63
sapere
Cara Augusta quei quadri di Pinot mi anno fatto un'impressione enorme e a tutta la compagnia.Pinot è uno dei pochi
artisti visionariº che ci sono oggi ( quello che avrebbero voluto essere i Cobra che però sono rimasti legati a immagini
troppo tradizionali, persino Jorn ): quei grossi esseri ciechi e spumosi sono insieme bruchi, fantasmi e sperma, ma anche
materia dolciaria, mousse, panna, zucchero glace. Veramente un'amalgama imprevedibile di cui solo Pinot conosce il
segreto. Benador parlava di un erotismo grandioso e, a suo modo, calmo. Qualcuno à detto “l'erotismo di Giove”. Non
posso fare a meno di immaginare una parete alla Biennale, ma è meglio non farsi delle idee. Fontana è stato preso
d'assalto da tutti noi e cosi Calvesi con il quale per fortuna, o passato a Roma una serata ben riuscita, prima di
che era in commissione, e con il quale o parlato di Pinot quanto o voluto. Oltre ai quadri bianchi ce n'erano almeno altri
cinque o sei dei nuovi che mi sono piaciuti molto, lo purtroppo, con la questione Tita non ero perfettamente a posto.
Finché tutto va bene mi sembra di comportarmi come una madre decente, poi al primo intoppo, mi guardo indietro e mi
sembra di aver trascurato tutto un settore della mia vita. Adesso mi sento ri
o riequilibrata: il bambino si comporta con
notevole fiducia verso il nuovo ambiente in cui si trova a stare senza l'intermediario tranquillizzante dei familiari, e ciò
mi fa supporre che, nonostante tutto, gli sono state risparmiate alcune delle paure infantili. Mi viene in mente quanto o
lottato con Mario e tutti i possibili pedagoghi che s'incontrano pieni di norme educative,e mi pare che per quanto do
importanza alla vita il Tita l'ò sempre avuto presente. Adesso sta bene e da quattro giorni è senza febbre; gli ànno messo
in camera un altro bambino con cui gioca. Sono stata a trovarlo senza farmi vedere e nel passare attraverso le corsie con
tutti quei bambini isolati nel cosmo come Gagarin, mi sono ancora venuti in mente gli esseri bianchi-neonati di Pinot.
Ti abbraccio cara Augusta tua Carla
LETTERA DATTILOSCRITTA E MANOSCRITTA
Quando si potrà parlare della vita di Gallizio senza timore che ciò possa essere interpretato a scapito della vocazione di
pittore, quando, frugando più a fondo nella biografia degli artisti contemporanei ci renderemo conto che la loro riuscita
artistica è strettamente in rapporto con la dose di rischio con cui hanno saputo toccare una specie di fondo autentico
della loro personalità, attraverso le vicende apparentemente più assurde, tragiche, grottesche o soltanto irritanti, barboni,
originali, santoni ( da Bram van Velde alla Nevelson, da Duchamp a Gorky), apparirà chiaro che ciò non è un di più
con cui hanno presentato se stessi al mondo, ma il modo inerente allo sviluppo del loro stesso
mondo. Poiché ogni libertà sulla carta non vale, nell'ambito della creazione, se non ha la contropartita in una vita libera
cono rapporto col
che trovi impossibile il gesto più ovvio della convenzione comune e agevole il gesto ritenuto semplicemente irreale.
Gallizio è uno dei pochi pittori italiani che possa rivendicare un simile modo di concepire il proprio lavoro, non una
rivalsa alle frustrazioni della vita o un gonfiare i polmoni non visti. La pittura di Gallizio ha radici in un vigore
autentico, senza esasperazioni nervose, senza velleità: nel suo attacco diretto, nei suoi violenti richiami emotivi, nel suo
invito costante a risvegliarsi dal sonnambulismo della noia e dell'infelicità, fa perno su doti di una saggezza lontana,
popolare. Tutta l'esperienza dell'archeologo, del botanico, del chimico, dell'uomo di parte del contadino (nel senso di
un empirismo magico) riaffiora in immagini che sembrano modellate in una istintività irrefrenabile simbolica della
natura stessa.
Come
per spettatori drogati dal proprio conformismo, Gallizio con la sua pittura accende le grandi luci degli spettacoli
popolari, dei Luna Park, elabora ogni sottigliezza ma all'interno di un modo brutale, di rivelazione e non di mediazione
intellettuale. Le sue pitture, anche quelle di piccole dimensioni, hanno questo respiro di spettacolo aperto a tutti, colti e
sprovveduti, gente alla buona e schifiltosi, che è poi il segno di una grande saggezza, di una misura umana a cui siamo,
in fondo, impreparati. La grande perizia tecnica, la tensione estrema, ma anche naturale del segno che si muove nelle
più eccitate acrobazie ben certo di poter sempre concludere un perfetto atterraggio, la qualità incandescente del colore,
fanno della sua pittura un avvenimento nuovo nella cultura figurativa italiana, qualcosa che rompe con il provincialismo
della repliche approssimativamente corrette a quando ci è venuto dall'America e da Parigi, nel che si è esaurito molto
dell'entusiasmo per l'art autre scoperta in Italia non molti anni fa l'esperienza di Gallizio, avendo preso direttamente
origine in un fatto europeo, il movimento Cobra, ha tenuto questo livello fino in fondo.
CARLA LONZI
PARTE
MANOSCRITTA
Caro Pinot, grazie della lettera e delle notizie. Ecco il pezzo breve che o mandato per il catalogo a Firenze. Spero vada
bene. Ricordami a Augusta e abbiti tanti affettuosi saluti da noi tutti. Carla
Come biografia o mandato quella pubblicata da NOTIZIE per la tua ultima mostra.