Gaṇeśa, il Signore delle “moltitudini”, ovvero di tutti gli esseri, è una delle più note divinità dell’induismo. Dalla caratteristica testa di elefante, è il dio che dispensa molteplici benevolenze ai devoti, sia sotto forma di saggezza, sia sotto forma di buoni auspici nell’intraprendere qualunque attività.
La scultura a stele mostra Gaṇeśa con quattro braccia, seduto nella posizione rilassata dei grandi re mentre si dilettano ('mahārājalīlāsana'). Gaṇeśa mostra le gambe aperte e il pingue ventre appoggiato sul seggio. Delle quattro braccia, solo tre si conservano integre: l’arto in alto a sinistra è compromesso quasi del tutto da una ingente scalfittura; con l’altra mano sinistra la divinità regge una ciotola di grossi dolcetti chiamati ancora oggi 'laḍḍu'. Con la mano destra alta tiene un rosario ('akṣamālā') formato da grani rotondi; con la mano destra bassa un gancio per condurre gli elefanti ('aṅkuśa') di proporzioni notevoli. Le grandi orecchie, ornate con un grosso ciondolo dalla forma di conchiglia, incorniciano la testa d’elefante. La proboscide è rivolta verso la ciotola di dolciumi, sul fianco sinistro del dio. Quattro segni orizzontali arcuati verso il basso, appena sopra la radice della proboscide, tracciano le pieghe della pelle; il tratto a falce rivolto verso l’alto, posto sopra, simboleggia invece la luna. La zanna destra è fratturata, mentre quella sinistra è volutamente raffigurata spezzata secondo l’iconografia consueta di Gaṇeśa. La testa, incorniciata da una aureola liscia, è ornata da una semplice ghirlanda di perle con un monile centrale posto sopra la fronte. La divinità indossa il cordone brahmanico a forma di serpente ('nāga yajñopavīta'), con la testa del cobra che si erge appena sopra l’ombelico, e una collana formata da teste circolari che si alternano al tridente ('triśūla'), sul lato destro, e alla campanella ('ghaṇṭā'), sul lato sinistro.