Gli amanti (Il bosco)

La presenza del cavallo sellato, fermo in prossimità dell'apertura che introduce nell'oscuro spazio tra gli alberi, ha forse retrospettivamente convinto a intitolare questa terracotta "Gli amanti", considerandola una variazione sul tema degli 'amanti a cavallo', affrontato da Martini nel 1932. La curiosità e il senso di attesa che genera l'opera dipende dalla sapiente messa in scena teatrale, risolta con l'originale soluzione plastica degli alberi che, disposti in cerchio, definiscono un ambiente interno misterioso e insondabile. Le loro frome semplificate e spoglie ricordano certe soluzioni adottate dallo stesso Martini all'inizio degli anni venti, ispirandosi alle coeve opere di Carrà (come il "Mulino di Sant'Anna" del 1920), sebbene siano distanti dalla rifinita definizione volumetrica di quelle. Il carattere narrativo, la sottile ironia, l'insolita soluzione spaziale e l'estroso utilizzo della terra refrattaria (composta da argilla cruda e minutissimi pezzi di argilla precedentemente cotta, che conferivano al composto la particolare granulosità) di quest'opera sono tratti ricorrenti nelle molte terrecotte realizzate dallo scultore nel biennio 1932-1933. Forse Lamberto Vitali aveva in mente anche sculture come questa quando, nel suo articolo dedicato all'artista nel maggio 1933, dichiarava la sua preferenza per le recenti terrecotte in cui Martini sviluppava soggetti che si addicevano, per il gusto del racconto, "più alla pittura che alla scultura". Quando "Gli amanti" fu esposto per la prima volta, in occasione della personale allestita presso la Galleria Milano, all'inizio del febbraio 1933, già non apparteneva più all'artista che l'aveva ceduto (28 gennaio 1933), con altri venti lavori, alla galleria che ospitava la mostra, autorizzandone l'eventuale fusione in bronzo. L'opera entrò nella collezione Boschi Di Stefano nel 1935. [Massimo De Sabbata]