Il Grand Hotel Campo dei Fiori di Varese è un albergo situato sul monte Tre Croci, nella zona a nord del territorio comunale di Varese. Progettato nel 1908 da Giuseppe Sommaruga, fu molto attivo nella prima metà del Novecento e rappresenta, per struttura e arredi, un notevole esempio di liberty italiano. Chiuso nel 1968 a oggi è ancora in stato di abbandono. Venne aperto nel 2017 in occasione del centenario dalla morte e centocinquantesimo dalla nascita dell’architetto Giuseppe Sommaruga con l’allestimento della mostra fotografica organizzata dall’associazione ITALIA LIBERTY e documentaria all’interno dell’Edificio. Si è intitolata come la monografia, "Giuseppe Sommaruga (1867-1917). Un protagonista del Liberty", a cura di Andrea Speziali e Vittorio Sgarbi, CartaCanta editore 2017.
Nel primo decennio del XX secolo il Varesotto era divenuto una popolare meta di villeggiatura estiva. Una delle località preferite dai turisti era il monte Campo dei Fiori, che offriva la quiete e il fascino della natura selvaggia montana a poca distanza dal centro della città di Varese. Vari privati pertanto decisero di costruire, sul versante sud della montagna, varie ville, perlopiù nello stile architettonico allora maggiormente in voga, il liberty.
Complice il contestuale sviluppo della rete dei trasporti (funicolare e tramvie), nel 1907 alcuni imprenditori, interessati ad investire nel turismo a Varese e al Campo dei Fiori, decisero di costituire la Società Anonima dei Grandi Alberghi Varesini ed incaricarono l'architetto Giuseppe Sommaruga, uno dei maggiori esponenti del liberty italiano, di progettare degli edifici a scopo ricettivo, alcuni dei quali da costruirsi nella zona del monte Tre Croci. Nella fattispecie, fu commissionato un albergo da 30 camere (che diventerà poi il ristorante Belvedere), le stazioni della funicolare e un altro hotel da 200 camere (il Grand Hotel), molto lussuoso.
Il cantiere ebbe inizio nel 1910 e terminò nel 1912, mentre il ristorante e la funicolare (che fu data in gestione alla Società Varesina per Imprese Elettriche) entrarono in funzione qualche tempo prima.
Per la costruzione del complesso furono impiegate ingegnose soluzioni costruttive ed impiantistiche, comprese mine e cariche di dinamite per scavare la roccia, e l'intervento complessivo modificò profondamente il paesaggio della zona, giacché attorno agli edifici fu costruito un vasto giardino. Dopo la sua apertura, per circa mezzo secolo il complesso fu meta di un grande flusso di turismo d'élite, interrotto solo dalle due guerre mondiali. Nel 1944 fu utilizzato come Ospedale Militare. Nel 1947 un incendio devastò l'ultimo piano, che fu riparato frettolosamente con una struttura prefabbricata. Nel 1953, con la chiusura della funicolare, ebbe inizio il declino del flusso turistico e, verso il 1968, albergo e ristorante chiusero i battenti.
Nei vent'anni successivi l'albergo, complice il totale disinteresse dei proprietari e la negligenza dei custodi, fu via via spogliato di molti pezzi d'arredo d'epoca (alcuni di enorme valore), di cui si salvò solo una parte. Presumibilmente attorno agli anni '80 (ma mancano fonti certe al riguardo) la mansarda prefabbricata impiantata nel 1947 fu sostituita da una più robusta copertura in muratura rivestita con guaine bituminose e fogli di rame (o materiale simile), al 2020 tuttora presente.
Negli anni ottanta del XX secolo, la famiglia Castiglioni (imprenditori varesini già proprietari della Cagiva e della Pallacanestro Varese) acquistò lo stabile dando adito ad ipotesi sulla sua riapertura. Ma la realtà fu ben diversa: con il nascere delle emittenti radiotelevisive private era sorta una forte richiesta di località in altitudine per impiantare ripetitori e relative antenne; pertanto l'albergo fu sfruttato proprio come "basamento" per i tralicci radiotelevisivi.
Per qualche anno lo stabile fu esso stesso sede di un'emittente radio locale (Radio Campo dei Fiori - FM 96.2 MHz). La situazione attuale è pressoché invariata, con l'Edificio che in pratica funge esclusivamente da supporto per antenne (molte delle quali dismesse e rugginose). D'altro canto, le antenne rendono necessaria la presenza di un custode nello stabile ed un minimo di manutenzione al tetto, preservando l'Edificio dall'abbandono e dalla rovina più completa, nonché da vandalismi ed ulteriori furti.
Nonostante il degrado, l'area dell'albergo ha conservato un notevole fascino ed è ancora meta di curiosi, appassionati, studenti d'arte ed escursionisti che usufruiscono dei sentieri circostanti per salire all'albergo e al monte retrostante. Inoltre ogni anno, nella settimana di Ferragosto, la festa degli Alpini, che si svolge dinnanzi allo stabile, è un evento di attrazione per decine di migliaia persone. Nel 2016 la struttura cambiò proprietà passando alla società “finalba seconda spa” assieme al gemello “palace hotel”
L'albergo è facilmente raggiungibile in autobus (linea urbana) ed in auto, che però devono fermarsi al cancello d'ingresso, poiché la zona è comunque proprietà privata ed è pedonalizzata. Una volta entrati, superate le ex scuderie - autorimesse, di scarso valore architettonico, dopo un breve rettilineo si giunge direttamente ai piedi dello stabile.
L'Edificio dell'albergo planimetricamente si divide in tre settori: un corpo centrale proteso verso la valle di Varese e due ali laterali asimmetriche e sfalsate, che formano una V aperta verso nord.
Come detto precedentemente, l'aspetto attuale dell'Edificio è notevolmente segnato dall'intervento di riparazione all'incendio che distrusse l'ultimo piano: la differenza fra la mansarda con tetto in lamiera e le pareti sottostanti è notevolmente visibile. Sulla facciata spiccano tre lampioni di ferro battuto, l'insegna ancora leggibile e i quattro monumentali comignoli centrali, giusto sopra le tre porte d'ingresso. Un fregio color bordeaux abbraccia tutto l'Edificio all'altezza del primo piano.
Il fronte posteriore è la parte meglio conservata dell'Edificio. Si presenta più alto della facciata nord, giacché il terreno circostante si trova su un piano maggiormente ribassato.
Su questo fronte si riconosce il seminterrato, segnato da dei muri realizzati in nuda pietra calcarea e da grandi finestroni circolari con inferriate, che ospita i locali riservati al personale (cucine, lavanderie, dormitori...). Al centro della facciata posteriore si trova un maestoso portico in pietra, proteso verso la valle di Varese, che sorregge il salone delle feste e sotto il quale si trova l'entrata secondaria dello stabile. Secondo il progetto originale, questa struttura sarebbe dovuta essere la stazione d'arrivo della funicolare, ma l'idea fu poi abbandonata a causa dell'eccessiva rumorosità dei motori. Notevoli le decorazioni scolpite nella pietra e nel cemento, le elaborate ringhiere in ferro battuto e i doccioni a forma di drago, opera di Alessandro Mazzucotelli e, per ultima, l'imponente volta di laterizi, dettagli che conferiscono al portico un aspetto "gotico" e misterioso.
Superato il portico, sull'ala est del palazzo si intravede, al primo piano, il salone del ristorante, costruito parzialmente in una veranda a sbalzo che si distacca dall'Edificio.