L’ingegno di Giulio non si limita alla rappresentazione quasi personale dei singoli destrieri. Li inquadra come animali a riposo eppure frementi, all’interno di una cornice illusionistica che, ritmata da finte lesene corinzie, inventa ampie aperture quasi quadrate da cui si intravedono i paesaggi che circondano Mantova. L’intera Sala, impreziosita da un camino in pietra d’Istria, diventa una finta loggia, in colloquio ideale con la Camera Picta che a sua volta mostra la famiglia Gonzaga ritratta in un ampio padiglione oltre le cui tende si scorgono villaggi lontani. Ma la capacità di Giulio di aggiungere in modo pressoché inesauribile nuovi elementi inventa nella Sala anche una serie di finti bronzi dipinti in cui si elencano le fatiche di Ercole. E’ magnifico il contrasto tra la quiete del cavallo e il torcersi del corpo dell’eroe.