Il rapace visto frontalmente occupa in posizione centrale l’opera, tenendo saldamente con la zampa destra una preda che non riusciamo ad individuare, la cui inerzia e la cui posizione denunciano il lassismo della morte.
Tutta l’immagine rappresenta il trionfo del vincitore, la sua forza, la sua aggressività e violenza, il suo compiacimento per l’eccitazione della cattura. Il sapere di Ligabue nel costruire i piumaggi degli animali qui raggiunge soluzioni non solo raffinate, ma innovative, come la concentrazione del racconto in una sola immagine.
La posizione dell’uccello richiama quella di molti altri rapaci: frontale, con le ali leggermente aperte, la testa dall’evidente micidiale becco ed il collo proiettati in avanti con fare aggressivo.
Ma in questa opera, veramente originale, sono la posizione della zampa sinistra proiettata in avanti e sostenuta che cerca di portare alla bocca brani di carne e la cresta di penne sul capo che irte accentuano l’aspetto selvaggio e feroce, oltre alla grandi unghie ricurve e taglienti che stringono in una salda morsa l’ormai inerte vittima, dando così a questa immagine una straordinaria potenza ed un carattere inquietante.
Poche pennellate nello sfondo a destra, che indicano le cime di conifere, suggeriscono un paesaggio, un habitat per questo feroce predatore. L’uso del tratto nero di contorno è riservato solo ad alcuni particolari per accentuarne l’importanza e la funzione narrativa, mentre l’intero piumaggio ha una straordinaria leggerezza e morbidezza che contrastano con l’atteggiamento avido e predatorio.