La ricerca dell’assoluto è anche uno dei temi dell’installazione formata dalle opere Colui che sta e Benché sia notte, entrambe datate 1991-1992 e realizzate da Bagnoli in occasione della sua personale al Castello. Nella prima opera, le diverse rotazioni di una serie di dischi lignei originano una scultura la cui ombra proietta un doppio profilo umano. Il titolo trae origine dalla figura dello Sthanu vedico, trasformazione di una divinità in un pilastro di fuoco circondato dalla continua emanazione e sparizione di molteplici figure, evocazioni degli esseri mortali che si rifiutò di creare. Simile a una creatura bifronte, capace di vedere in direzioni opposte e di trarre energia dinamica dalla propria stasi apparente, l’opera suggerisce la possibilità di superare i limiti dualistici della ragione. Come una nicchia per la statua, o la volta stellata per gli esseri umani, Benché sia notte traccia uno spazio di riferimento, un ambito rispetto al quale orientarsi. L’opera è composta da un reticolo in rame a larghe maglie, sulle quali sono posate piccole radici di bosso. La luce riveste un ruolo fondamentale nell’intera opera di Bagnoli.