Grande testa scolpita nella caratteristica arenaria rossa maculata dell’area di Mathurā. L’opera si connota come uno fra i più maturi esempi dell’arte Kuṣāṇa di questa zona. I tratti del viso, ispirati a un certo naturalismo, sembrano quasi preannunciare le qualità stilistiche dell’arte Gupta (IV-VI secolo d.C.), sebbene il tratto degli occhi globulari ancora ricordi precedenti raffigurazioni di geni della natura ('yakṣa') del periodo Śuṅga (II-I secolo a.C.). L’espressione distaccata del Buddha in questo caso è resa con la fissità degli occhi allungati e semi-aperti, marcati da lunghe sopracciglia arcuate che rendono più profonda l’orbita oculare. D’altro canto il viso ovale, più affusolato nella zona del mento e con gli zigomi lievemente in rilievo, è segnato dal delicato sorriso delle labbra arcuate, espressione di una profonda serenità interiore. La spirale presente nel mezzo delle sopracciglia ('ūrṇā'), vuole raffigurare un piccolo ciuffo di peli ricciuti, uno dei segni peculiari del Buddha. Altra caratteristica del Buddha sono i lobi allungati delle orecchie e la caratteristica acconciatura a guscio di conchiglia ('kaparda'), con i capelli che si avvolgono in una triplice spirale a formare l’ 'uṣṇīṣa'. Questa parola, che in origine significava turbante, nell’iconografia buddhista indica la protuberanza cranica presente sulla testa del Buddha quale simbolo d’illuminazione.
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