Il quadro non porta firma apparente. Tuttavia, sul retro della cornice è leggibile un’attribuzione, relativa a Joszef Nemes-Lampérth, pittore ungherese dalla breve e travagliata vita, abbastanza sconosciuto nell’Europa occidentale e tuttavia personaggio di grandissimo peso per l’avanguardia artistica ungherese. Le sue creazioni oscillano fra riferimenti alla pittura di Cezanne (o più in generale alla pittura fauve) e precisi richiami all’espressionismo allora nascente. Si distinguono due fondamentali gruppi di suoi lavori: innanzitutto l’opera grafica, caratterizzata da studi di figura e da un segno molto deciso che porta appunto ad un’intensa espressione della corporeità umana; in secondo luogo, studi di paesaggio in cui le colline, le foglie, le case vengono risolte mediante la giustapposizione di zone diversamente colorate privilegiando i toni tra il verde e il viola. Infatti, in questo dipinto dalla delicatezza di tocco veramente squisita le case di una città sembrano emergere come fantasmi dal verde della boscaglia, e nel contempo formano insieme agli alberi una serie di pareti sovrapposte che alla fine innalzano lo sguardo. La brevissima esistenza di questo geniale artista ha impedito purtroppo una sua completa evoluzione, ma bastano le poche opere sopravvissute per individuarlo come importante controparte dei nuovi movimenti che intanto si sviluppavano nella Germania e nella Francia che egli peraltro frequentò.
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