Ne "Il Pistolino degli stracci", il putto più che rifarsi alla tradizione iconografica di Eros, svolge una critica all’Arte Povera, trasferendo nel fruitore l’idea che l’arte ha sempre bisogno di rinnovarsi, di abbandonare gli schemi già proposti, di liberarsi anche delle eredità del passato, per far spazio a nuove visioni. Come Pistoletto ha ribaltato i canoni classici ponendo una
Venere dinnanzi a degli stracci, allo stesso modo Teresa Condito pone un amorino davanti al cumulo di tessuti lacerati, teso a irridere il concetto originario da cui l’installazione è nata. L’opera Il Pistolino degli stracci si contrappone dunque all’Arte Povera, la quale si colloca solo in parte su posizioni critiche e dissacratorie: essa è animata, piuttosto, dal desiderio di riscoprire i valori primari dell’uomo, come il senso della terra, della natura, dell’energia pura, della storia, aggiungendo la volontà di indagare i rapporti tra il soggetto e la realtà, dominati dai meccanismi della società moderna, di andare contro la concezione di unicità e irripetibilità dell’opera d’arte e di auspicare una fusione tra arte e vita.