Sono i primi anni Settanta, in una New York schiacciata da una guerra sociale, dalla chiusura delle fabbriche e dall’aumento della disoccupazione i primi writers cominciano a scendere nella notte lungo i depositi della subway a dipingere i treni lasciando il proprio nome alla svelta, per non farsi beccare dalla polizia e dal personale della metropolitana. Considerata come invasione, deturpamento e imbrattamento di luoghi pubblici, per loro non era altro che la cosa più divertente e adrenalica da poter fare. Di lì a poco il fenomeno prese piede in tutte le altre metropoli d’America e d’Europa. Per quasi mezzo secolo fino ai giorni nostri migliaia di ragazzi imprudenti e scafati, hanno ripetuto con irruenza questi gesti in tutte le parti del mondo, venendo inseguiti dalla legge e giudicati dall’opinione pubblica come vandali e come imbrattatori. Ma a loro tutto questo non ha mai importato molto. La mostra fotografica In your face di Alex Fakso, che qui presentiamo come primo momento di Outdoor Festival 2016, rimanda a questo, a qualcosa che sfacciatamente ci viene presentato senza mezzi termini, senza alcun timore. Alex Fakso, fotografo italiano trapiantato a Londra, attraverso le sue opere è diventato voce narrante e testimone diretto di questo mondo, imprimendone l’intensità dei gesti attraverso un personale stile e taglio fotografico. In your face vuole riportare un fenomeno, quello del writing, che prepotentemente si è imposto nell’immaginario urbano collettivo, modificando la percezione dello spazio comune. I protagonisti delle gigantografie di Alex Fakso sono ritratti nel corso delle loro incursioni notturne all’interno dei depositi metropolitani, documentandone i gesti e le loro azioni.
Le sue enormi fotografie sostituiscono interamente le pareti di alcuni padiglioni che hanno ospitato Outdoor Festival nel 2015 e in alcune stanze ricoprono simbolicamente anche gli oggetti trovati nell’ex Caserma, creando un cortocircuito espressivo che ribalta l’universo valoriale ed etico legato al passato della struttura giocando sulla dicotomia legale/illegale. Il luogo che conteneva al suo interno un corpo militare, si trasforma in maniera provocatoria in una celebrazione del suo opposto, creando un disorientamento cognitivo e valoriale nello spettatore. Ma questa esaltazione è soltanto apparente, il lavoro di Alex Fakso è infatti da sempre volto a mostrare, senza giudizi di valore, un mondo sotterraneo da molti sconosciuto, avendo come intento la documentazione in immagini di un’espressione controversa della nostra epoca. Sono piuttosto le modalità scelte dall’artista per l’esposizione delle sue gigantografie a non ridursi a mero esercizio documentario: il cortocircuito espressivo tra legalità e illegalità innescato dalle azioni raffigurate, vogliono essere per l’artista un momento provocatorio di riflessione sull’atto vandalico dei writers contrapposto alle azioni prepotenti talvolta ugualmente sfacciate dell’establishment.
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