Inferno Canto XII

Fu per celebrare il VI anniversario della morte di Dante che nel 1920 prese vita il progetto di un’edizione monumentale dell’opera dantesca il cui finanziamento si deve all’avvocato Rino Valdamieri, insieme ad altri investitori privati. Amos Nattini eseguì curò l'edizione nelle illustrazioni, negli aspetti tipografici, compresa la creazione dei caratteri, e tecnici. Realizzò perciò 100 acquerelli, uno per cantica, che furono successivamente litografati. Furono stampate 1000 copie in carta di stracci fatta a mano di dimensione 140x100 cm con copertina in pelle di vitello bianca. Ci vollero 20 anni e 7 mesi per portare a termine l'impresa. Nattini volle anche un mobile-leggio per contenere i tre volumi del peso di circa 27 kg ciascuno; esso venne realizzato dall’ebanista Eugenio Quarti su disegno dell’architetto Giò Ponti e Tommaso Buzzi. Il XII Canto racconta del VII Cerchio dove Dante posiziona i violenti. Attraverso una spettacolare veduta a volo d’uccello Nattini illustra la dannazione dei 'violenti contro il prossimo'. Spicca per il suo colore rosso acceso il Flegetonte, il fiume di sangue bollente, nel quale predoni e assassini sono immersi in misura diversa a seconda della gravità del peccato commesso. Sulla riva sono posti a sorvegliarli alcuni centauri, armati di arco e frecce, che saettano i dannati che emergono più del dovuto dal sangue. Ancora una volta lo spazio pittorico viene suddiviso in semplici, chiare e delineate zone. La parte alta, quella più distante da noi, è riservata alla raffigurazione delle scoscese rive entro il quale scorre il Flegetonte. Sono rocce molto erte, suddivise in gradoni e completamente deserte, il cui andamento segue la diagonale che definisce le rive in una ripetizione che crea ordine, ma estremante innaturale. Le 'ombre' sono descritte come corpi in carne ed ossa. Di questo brulicare di anime, Nattini riesce a rappresentare per ogni dannato una posa differente e, anche se di piccole dimensioni, nessuno perde la propria definizione anatomica.