Gedi Sibony
Nato a New York, USA , nel 1973.
Vive e lavora a New York.
Da sinistra a destra:
One foot to shoe on
The Shake
A month of saturday
Gedi Sibony usa materiali di recupero per creare collage spaziali che rispondono alle architetture in cui risiedono. Nel 2001 ha conseguito la specializzazione in arte alla Columbia University di New York, dove è nato e dove tuttora lavora. Lo spazio fisico è fondamentale per Sibony, la cui opera emerge dagli esperimenti formativi che avvengono nel suo studio d’artista, in cui mescola e riposiziona continuamente oggetti, costruisce e dissolve pareti, fabbrica barriere e apre nuovi varchi. Come gli artisti dell’Arte Povera degli anni sessanta Sibony condivide la predilezione per gli oggetti umili e il rispetto per l’integrità dei suoi materiali che lascia normalmente inalterati. Le sue strutture arrangiate sono costituite da materiali grezzi come legno di recupero, cartone, sacchetti della spazzatura, porte a cassa vuota e tappeti che vengono addossati alle pareti, appesi al soffitto o impilati uno sull’altro. Il loro fragile equilibrio ricorda gli assemblaggi-scultura di Richard Tuttle o le “pitture combinate” di Robert Rauschenberg.
I lavori più recenti di Sibony sono inscindibili dalle pareti delle gallerie. Comprendono fogli di alluminio ricavati da depositi di camion abbandonati, con loghi e pubblicità coperti grossolanamente di pittura. Negli otto lavori selezionati per la Biennale, Sibony interviene tra figura e sfondo sovrapponendo forme astratte e pigmenti con immagini, che vengono incollate sopra, di frammenti di paesaggio e di tortilla chips. Appese come dipinti, qui le strutture di Sibony continuano a indagare la contingenza dell’arte e dell’architettura informate dagli spettri del minimalismo. Bulloni di metallo spuntano dall’alto, marcando la superficie e testimoniando l’originale funzione pratica dell’oggetto. La cura estrema con cui Sibony dispone il proprio oggetto tradisce una tenerezza per ciò che altri hanno sbrigativamente abbandonato in un cumulo di spazzatura, e rivela il timido ma ambizioso tentativo di un artista di portare alla luce il sublime.