Inji Efflatoun
Nata al Cairo, Egitto, nel 1924; morta al Cairo nel 1989.
Opere:
Frontali (da sinistra a destra):
View, 1970s ca
Rocks in Sinai, no data
View, 1970s ca
Trees behind the wall, 1960s ca
Arum, 1976
Abo sella valley in Sinai, 1985
Rocks in the Nile, 1983
Portrait, no data
Banana, 1960s ca
Village, 1960s ca
Sulla destra:
Rest Time, 1986
Popular Resistance, ca 1960s
Village, 1982
Nella teca:
El Mouled, 1950a ca
Village, 1980a ca
Brick Kiln, 1980
Collecting Orange, 1970s ca
Popular Resistance, 1960s ca
Popular Resistance, 1960s ca
Collecting Orange, 1980s ca
Market in the Village, 1980s ca
Waiting, 1980s ca
Mentre la vita di Inji Efflatoun fu segnata da fasi alterne di vivacità e sofferenza, i suoi dipinti vibrano dello spirito della rivoluzione. Nella prefazione al catalogo di una mostra del 1964, l’artista francese Jean Lurcat riassunse cosi l’impulso di Efflatoun: “Non ascolta altro se non la voce egiziana che costituisce la sua profonda eredità. Quel suono è il suono del deserto, del Nilo, ed è l’orizzonte della sua anima che brucia”. Come nel caso di molti artisti che si trovarono a vivere in epoche rivoluzionarie, l’arte di Efflatoun è inseparabile dal contesto dal quale emerse. Sotto la guida del pittore espressionista Kamel El Telmissany, protagonista del gruppo surrealista “Arte e Libertà”, Efflatoun si unì a una generazione di artisti la cui creatività si fondeva alla marea crescente dei movimenti antifascisti e comunisti egiziani. Sin da giovane Efflatoun fu politicamente attiva in circoli femministi e comunisti. A causa delle sue attività, nel 1959, durante il governo di Gamal Abdel Nasser, finì in carcere per quattro anni e mezzo. Prima di questo periodo, la sua pittura era caratterizzata da un insaziabile bisogno di conoscere la storia del suo Paese. Efflatoun si recò in antiche città come Luxor e in aree rurali come la Nubia che mantenevano ancora vive le proprie tradizioni folcloristiche e dove osservò la gente che lavorava ritmicamente in attività comuni. Mentre era in prigione, cominciò a fornire una rappresentazione più cruda ed esplicita della condizione umana, del duro sforzo fisico dei lavoratori e della lotta dei contadini egiziani per il proprio sostentamento. Quando fu liberata nel 1964, il suo radicalismo e la sua creatività rimasero inalterati, ma la sua attenzione si spostò verso una visione rinnovata del mondo, caratterizzata dalla semplicità di una natura che aveva temuto di non poter più godere. A oltre mezzo secolo dalla prima esposizione delle sue opere alla 29. Biennale di Venezia del 1968, i suoi dipinti bucolici e problematici colpiscono ancora, come le storie che raccontano. Dietro alla mera predizione del loro contesto politico nel risveglio della Primavera Araba e della continua violenza settaria, le opere di Efflatoun sono sempre intrecciate alla storia del suo Paese e del suo popolo, alle sue speranze e aspirazioni.