say, della ribellione che appare costruttiva in
quanto finalizzata a un diverso sistema di pote
re. Individuando nel proletariato il protagonista
storico al quale affiancarsi contro il nemico co-
mune, il giovane abbandona il terreno suo
proprio di lotta al sistema patriarcale.
cui danno vita, per Longi, che, adat
tando le forme politiche tradizionali, riproduco
no la logica patriarcale, agiscono cioè nel segno
della ripetizione e non del mutamento. Innanzi-
tutto ribadendo quella che è premessa comune
a tutti i collettivi maschili che, in tutti i tempi, li
ha portati a considerare un loro campo d'azione
la politica, intesa come soluzione dei problemi,
governo e gestione della convivenza. Ma olaglo
Sorprendentemente Lonzi riporta a sostegno
di questa tesi le parole di Gramsci: -i giovani
della classe dirigente (nel senso più largo) si ri-
bellano e passano alla classe progressiva che è
diventata storicamente capace di prendere il
potere, ma in questo caso si tratta di giovani
che dalla direzione degli anziani di una classe
passano alla direzione degli anziani di un'altra Culture, soggetti, partiti
Il convegno di
Roma
classe; in ogni caso rimane la subordinazione
reale dei giovani agli anziani come generazio
me. E bene eliminare un equivoco. A Lonzi non
interessa in alcun modo confutare il conflitto
fondato sui rapporti di classe, al contrario affer-
ma che il proletariato è rivoluzionario nei con
fronti del capitalismo, ma riformista nei con-
fronti del patriarcato. Quello che Lonzi vuole ar-
gomentare è che il conflitto generazionale ha
origine nel sistema patriarcale, ed è questo che
fa della donna, e non della classe operaia, lo sto
rico alleato
della ribellione del giovane. La ma-
teriale posizione che genera nel giovane critica e
rifiuto del sistema sociale e la ricerca di alterna-
tive è quella che lo vede costretto a perpetuare
identità e ruoli, e che subordina bisogni e desi
der al principio di autorità, in quanto genera-
zione, ovvero trasversalmente alla gerarchia
delle classi sociali.
, ei politicia
I movimenti di
che della storia da cui pure provengono, e che
appassionatamente rivisitano. E tuttavia su
questo taglio giovani e donne, conflitti di sesso e
conflitti generazionali, anche divergono o si giu-
stappongono. E questo doppio movimento,
della contaminazione e della differenziazione
che ha caratterizzato il decennio, risolvendosi a
vantaggio della differenziazione ed è questa an-
che la traccia più pregnante per rileggere oggi la
rottura che allora si produsse (Ida Dominijanni
in 1977, manifestolitri 97). Per capire cioè per-
che è stato mancato il piano di un'alleanza du-
revole tra la donna e il giovane, proprio in un
contesto che vede a un tempo un'estesa critica
delle forme politiche tradizionali e una forte vi-
sibilità politica del soggetto femminile
In realtà poco o nulla quel doppio movimen-
to è presente nelle letture dei movi-
menti, caratterizzate invece da due
pregiudizi entrambi fuorvianti. Il pri-
mo è quello della costola di Adamo
che considera il movimento delle don-
me una parte del tutto, una specificità
derivata e dipendente dai movimenti
collettivi, primo tra tutti il 6e l'altro
quello dell'affiancamento che attri
buisce pari dignità e rilevanza a tutte le
diversità, presenti e future, attive o latenti, ri
conducendole a un unico e omogeneizzante
modello politico. L'uno e l'altro comportano un
depotenziamento della differenza politica e im-
postano in modo sbagliato il problema delle re-
lazioni di sesso e di generazione: tra uomini e
donne all'interno della stessa generazione, e tra
generazioni diverse di donne e di uomini ri-
guardo ai rapporti tra l'uno e l'altro movimento
L'ipotesi dell'alleanza poggia al contrario sul-
la disparità tra la donna e il giovane, rispetto al-
la politica, e in particolare ai conflitti tra libertà
e autorita. Disparità che ha una precisa causa,
poiché la differenza femminile, esclusa storica-
mente dalla politica, quando vi accede ne mo
stra paradossi, limiti e contraddizioni. E dun-
que la rivolta del giovane non potrebbe che trar-
re vantaggio dal riconoscere la posizione asim-
metrica della donna e del conflitto di sesso,
A fornirci le coordinate di una possibile al-
leanza è Carla Lonzi, in Sputiamo su Hegel, il
suo scritto più celebre, del 1970, e nel farlo trac
cia anche un discrimine significativo tra due di-
verse modalità di rivolta giovanile. La donna
che rifiuta la famiglia, il giovane che rifiuta la
querras, scrive Lonzi, costituiscono due colos-
sali smentite dell'autorità e dell'ordine patriar-
cale. Il giovane intuisce il riproporsi
nella guerra
dell'antico diritto di vita e di morte del padre
sui figlio e manifesta nelle istanze anarchiche,
in un «no globale, senza alternative il conflitto
con il modello patriarcale. «La virilità rifiuta di
essere paternalistica, ricattatoria, ma la rivolta
resta velleitaria se non si rivolge alla donna, il
suo alleato storico. (-)
Lonzi individua nei movimenti hippy degli
anni 60 una scomparsa inattesa e imprevista,
il cui pregio è proprio nell'abbandono della
cultura della presa del potere e dei modelli poli-
tici a partecipazione maschiles. Al comporta-
menti aggressivi e alle ideologie che li raziona
lizzano come mezzi necessari per modificare il
mondo, giovani e ragazze hanno contrapposto
modi di esistenza che non scindono privato e
pubblico, e fanno della vita una sorta di simpa
sto di femminile e maschiles, Ben vedendo che
queste esperienze rappresentano una sorta di
kemarginazione folontaria della gioventin.
Lonzi e interessata a rilevare la posizione che
occupano nel panorama più complessivo dei
movimenti politici. Se da un lato è la presenza
della donna a rendere possibile forme di lotta
che hanno per scopo una società immune da
paternalismo ed è significativo che sia indi-
cata come antecedente storico la lotta partigia-
na nella quale giovane e ragazze combattevano
per se stessi - dall'altra parte la fragilità degli
hippy è dovuta anche al discredito politico di
cui sono oggetto da parte dei giovani che sice
dono al richiamo della lotta organizzata di mas
Doppio passo
Donne e giovani sono stati
protagonisti di movimenti tra loro
prossimi pur nella distinzione
e persino nel conflitto
balta de problemi e una inzione anche gli uo-
mini manterranno il monopolio non solo della
cultura borghese ma anche di quella rivoluzio-
naria e socialistas Dubsta matrice comune a
progetti tra loro alternativi è la causa, per lo più
ignorata, di molti fallimenti, in particolare dei
tentativi di porre un vero limite, se non di elimi
narlo, al ricorso alla violenza. Il nocciolo, infatti,
della politica dominata dagli uominiè nel nesco
tra virilità e guerra. La guerra é originariamente
connessa per l'uomo calla possibilità di identifi-
care ed essere identificato come sesso, superan-
do così, mediante una prova estema, l'anzia i
teriore per il fallimento della propria virilità. Ma
noi ci chiediamo cosa è questa angoscia dell'uo-
mo che percorre luttuosamente tutta la storia
del genere umano e riconduce sempre a un
punto di insolubilità ogni sforzo per uscire dal-
l'aut-aut della violenzas. É superfluo ribadire
l'attualità bruciante di questa previsione.
Rispetto ai movimenti giovanili, quelli delle
donne hanno due secoli di vantaggio, avendo
posto il proprio punto di vista già nella Rivolu-
zione francese e poi i movimenti politici del
900. È in forza di questa tradizione politica che
le donne pongono, nel momento presente, una
differente prospettiva per la prima volta nella
storia fanno sentire la propria
voce per contra-
stare qualsiasi tipo di società progettata dal-
l'uomo come protagonista. È qui che si profila
il ben noto spostamento della politica fem mini-
sta dal piano dell'uguaglianza a quello della dif-
ferenza, dalle lotte per emanciparsi dalla subor-
dinazione alla scelta di portare nel mondo il
punto di vista differente
di un soggetto imprevi-
sto. In questa diversa prospettiva Lonzi ipotizza
che si apra uno spazio praticabile per l'alleanza
Per il ciclo di incontri dedicatia-Litalia repubblicana
nella crisi degli anni settanta-, si apre oggi a Rorna,
presso l'Istituto dell'enciclopedia italiana, il convegno
di due giorni dal titolo La trasformazione incompiu-
ta> promosso dal Comitato nazionale-Bilancio delle
sperienza repubblicana all'inizio del nuovo secolo
Ustituito per iniziativa di cinque enti che si occupano
di storia contemporanea: Fondazione Basso, Istituto
Gramsci, Istituto Sturzo, Associazione per la storia e
le memorie della Repubblica, Associazione per lava-
lorizzazione storica della democrazia italiana). Quat-
trole sessioni previste: oggi, ale 9.30, Culture e
mentalita- Interventi di Giacomo Marramao, Paolo
Pombeni, Aldo Grasso, Giuseppe Tognon, Fiamma
Lussana, Ernesto Galli della Loggia, Gianpasquale
Santomassimol; nel pomeriggio con inizio ale
15.00- Nuovi soggetti» (Alberto De Bernardi, Catal
do Naro, Alberto Meloni, Marco Impagliazzo,
Maria
Luisa Boccia, Cecilia Dau Novelli, Gabriella Bonacchi,
Simone Neri Semner). Domani, ale 9.30,- partibidi
massa» (Francesco Bonini, Francesco Malgeri, Leo
nardo Paggi, Simona Colarizi, Mario Caciagli, Carlo
Felice Casula, Lorenzo Bordognal, ale 15.00,-Fra
ideologia e territorio: vecchie e nuove identitaSilvio
Lanaro, Paolo Macry, Luigi Masella, Roberto Vioi, A-
fredo Canavero, Ivo Diamanti, Maurizio Ridoti.
ELV Ion Cuscendo a suveno s VJE
nelle pratiche. Una parte del movimento punta
sulla pratica diretta, come se tutti i momenti
dell'esperienza potessero divenire altrettanti
momenti politicamente significativi, purché
siano messi in comune, in uno scambio imme
diato tra
a piano individuale e collettivo. Insom
ma è come se il soggetto politico operasse, solo
attraversando personalmente le situazioni
(Fraire). Speculare a questa è la tendenza a svi-
luppare una sorta di presenzialismo democrati-
co e riducendo ogni bisogno in un obiettivo isti-
tuzionale, e ogni desiderio di presenza visibile in
un'istanza di partecipazione organizzata.
Nei movimenti degli anni 70 questo intrec-
cio di piani trovava una sintesi nell'affermazio-
ne che tutto è politica, e nella fiducia in un
tra la donna e il gwowane. I'roprio cole che inau-
gura la forma più scandalosa di autonomia e
differenziazione, il separatismo, enunciando, a
chiusura del Manifesto di Rivolta femminile, il
secco proposito comunichiamo solo con don
nes, si dimostra tutt'altro che indifferente ai
rapporti politici con l'altro sesso
Al contrario delineando uno scenario, abita-
to da tre figure, la donna, il patriarca e il giova
ne, Lonzi scompagina le linee dei rapporti tra i
sessi e tra le generazioni, troppo rigidamente
condotte, anche nelle vicende che dagli anni 70
si dipanano, a due distinti ordini: da un lato
quello frontale tra donne e uomini, uniti o divi-
si, dall'altro quello verticale delle genealogie pa
teme e materne. Mantenendo fisso il fuoco del-
l'analisi, e della politica, sull'autorità, e la figura
simbolica del patriarca, orclinante per
uomini e donne, Lonzi evita di ripro-
diuere una logica del seu pro Tagli e ripetizioni
Per Carla Lonzi il conflitto di
chiudere il pensiero e l'azione della dif
ferenza ferrominile in uno spazio total-
mente altro- una scorciatoia che una
parte, neppure piccola, del femmini-
smo ha imboccato. E quella di ritrovar
si in posizione mimetica del maschile,
proprio sull'essenziale, mettendo al centro del
discorso della differenza l'alternativa tra due fi-
gure di autorità, quella del padre e quella della
madre, senza riconoscere che entrambe si ma-
nifestano, agli albori della civiltà, come effetto di
cun corso psichico già alteratow non sono cioè
due entità primarie, ma il prodotto di una pre-
varicazione dei sessi che ha trovato il suo asse-
stamento nella famiglia.
Mentre l'assenza della donna dalla scena
pubblica favorisce la ripetitività dei comporta-
menti maschili e rafforza quelli più aberranti,
tramite l'intervento
delle donne si rende possi-
bile la corrosione della civiltà dominata dagli
uomini e strutturata nell'attribuzione di valori
contrapposti al femminile e al maschile. E pero
la presenza femminile deve esplicitamente met-
tere in questione forme dell'agire politico.
Mentre il movimento delle donne si è reso visi-
bile nelle mobilitazioni di massa, ed è stata que
sta forma a renderlo leggibile secondo i paradig
mi dassici della dialettica movimenti sistema
politico (Dominijanni) viceversa Lonzi ritiene
l'emergere di queste modalità di azione politica,
il segno di un ritorno delle donne alla comple-
mentarietà, un ripiegare sulla ricerca di inseri-
mento nella società patriarcale. Nel tempo della
cittadinanza demxcratica si rende possibile l'u-
guaglianza come il diritto della donna a parte
cipare alla gestione del potere nella societat,
Ovvero a far parte di un mondo dove la varietà e
la molteplicità sono regolate e disposte in modo
da confermare il principio sovraordinato dell'u-
nidimensionale e dove le differenze possono go
dere dei diritti che si offrono ai colonizzatis. In
questa epoca il vero gesto politico per il sogget-
to femminile è quello di approfittare della
dif-
ferenza, avvalendosi dell'intervallo, prima che
l'inserimento della donna riesca. L'opportunità
di ricoprire gli stessi ruoli, ed esercitare gli stessi
poteri, lungi dal rappresentare una vittoria del
movimento delle donne e un'alternativa offerta,
profittando dell'entusiasmo neofita di molte
generazioni nasce nel patriarcato. E' la
donna, e non la classe operaia, l'alleata
storica della ribellione giovanile
circuito virtuoso tra socializzazione della politi-
ca e politicizzazione dell'individuale e sociale. In
realtà questa rappresentazione nasconde un in
ganno, poiché si crea una sorta di ipertrofia do
ve la politica militante amputa l'esperienza, eli-
declogia sostituisce la presa di coscienza di sé
«Il fare politica-nota Luisa Muraro, («Il desi-
derio dissidente in L'Erla voglio Baldini&Ca-
stoldi '98) - prende i tratti di un fare magico,
come se potesse sovvertire tutto, consentirci di
essere dappertutto, e di non essere magari dove
si trova il corpo. Come nel pensiero magico
intensità del desiderio sostituisce la conside
razione dei rapporti reali tra le cose , ma dietro
un apparente eccesso di soggettivismo ciò che
viene trascurato, taciuto e negato è il soggettivo
trattato come effetto di fatto
e di diritto, Salvo
a trattarlo come residuo irrazionale, ove non la-
sci tacitare, da sottoporre a interventi pedagogi-
ciemoralisti.
La scissione tra politica e vita è il tema dei
movimenti degli anni Come fare, perché un
progetto di vita non si traduca in una vita stabi
lita da un progetto? (Fraire). Attorno a questo
dilemma si produce la stretta (spesso dramma-
tica, perché ha implicato la perdita di vite, in
scelte distruttive e autodistruttive, dal terrori-
smo alla droga at suicidi) tra l'annullamento
delle singolarità nell'identità collettiva e la con-
danna all'isolamento. Le donne che ne hanno
più di altri patito i costi, sanno che per sottrarsi
é necessario lacerare il diaframma tra intemo
ed esterno, creando nuove mediazione tra vis
suto e politica. E' la preziosa ricerca, racchiusa
nell'affermazione sci personale e politico che,
lungi dall'indugiare nel biografismo, si propone
di ricostruire, attraverso il confronto tra donne,
identità e logica dell'oppressore, indagando sul
la convivenza che ogni donna intrattiene con
lui, sulle fantasie e i bisogni introiettati. È una
pratica che interroga la storia, i cui risultati non
possono essere certo misurati in termini di
obiettivi di riforma raggiunti.