tradizione il cui obiettivo è la presa di potere (e la
conseguente eliminazione del "nemico") come metodo di
azione. Il contrario di quanto spesso avviene anche in
campo artistico dove i critici tendono a difendere il
proprio territorio e le proprie scoperte, dove si cerca di
formare gruppi non per comunanza di intenti o esigenze
di approfondimento ma per allargare la propria sfera di
influenza a scapito del dibattito e del confronto. E, credo,
proprio su questo punto si fonda la contestazione ad
Hegel e alle sue contrapposizioni servo-padrone,
oppresso-oppressore, perché “sul piano donna uomo non
esiste una soluzione che elimini l'altro, quindi si vanifica
il traguardo della presa di potere"),
Ma andando a leggere La donna clitoridea, la donna
vaginale, vediamo che questa opera di decostruzione di
un sistema di pensiero consolidato da tutta la nostra
cultura, parte proprio dai nostri rapporti più intimi, dal
rapporto sessuale che viene visto come la prima e più
grande imposizione di un modello di comportamento che
rispecchia modi intenzioni ed esigenze maschili. I miti
cadono ad uno ad uno, anche quello dell'efficienza e
della produttività: "Detestiamo i meccanismi della
competitività e il ricatto che viene esercitato nel mondo
dall'egemonia dell'efficienza. Noi vogliamo mettere la
nostra capacità lavorativa a disposizione di una società
che ne sia immunizzata dare alto valore ai momenti
*improduttivi è un'estensione di vita propria della
donna"6.
Costruire il proprio rapporto con la realtà è quindi
l'obiettivo prioritario, anche se i "costi" in termini di
rinuncie, di fatica (per poter abbandonare i propri punti
fissi Yle proprie sicurezze) sono stati molto alti,
soprattutto perché non sono chiamate in causa soltanti
idee, ma i rapporti stessi con le persone più vicine e
testimonianza ne stato anche Vai pure, un dialogo
serrato con il suo compagno di vita, Pietro Consagra, che
parte dal loro problema di coppia, ma che si estende a
tutto il loro differente modo di concepire la vita, le
relazioni, l'arte
I "Il sapore dell'inganno può essere testimoniato da
quelle di noi che, godendo nella cultura maschile, prima
del femminismo, di qualche risonanza a un livello sentito
come proprio, sono state importate bruscamente alla
coscienza della loro condizione subalterna col
femminismo. Infatti, quando queste di noi hanno
cominciato a porre nel loro ambito un punto di vista
femminista, si sono rese conto che, nella migliore delle
ipotesi, l'uomo pretendeva assumere il controllo anche
su questa loro operazione: un modo indiretto per negare
la legittimità dell'operazione stessa svuotandola di
senso". In Sputiamo su Hegel e altri scritti, Milano 1974,
p. 143
2 A questo proposito è interessante leggere "Diritti della
dirarte locuri
mia soggettività"_in La presenza dell'uomo nel
femminismo: "Cosa intendo per cultura. lo so che della
cultura accetto solo quelle verità che mettono in gioco
l'essere se stessi, mentre non provo nessuna emozione
per tutte lc formulazioni che non implicano
coinvolgimento: queste ultime formano gran parte del
pensiero circolante. Non riesco a scindere le verità da chi
le ha espresse e mi piace confrontarle con le mie verità
che scopro via in me stessa, riconoscendo ad ognuno il
diritto ad essere diverso e a raggiungere punti di vista
totalmente diversi nella rispondenza dell'espressione di
sé. Al contrario non posso considerare cultura quella
produzione di pensiero dietro cui gli uomini si sono
barricati, confondendo quello che era un semplice punto
di vista, una loro proposta, per una formulazione
vincolante e quindi universale. Se io provassi a praticarla
troverci in questa falsa cultura il peso di una verità
totalitaria e cioè l'annullamento di me stessa ".
3 Carla Lonzi scriveva del suo modo di intendere il
femminismo: "Il femminismo non è un'idea, è una
pratica, e proprio la pratica del gruppo di autocoscienza,
il contatto vero, mai avuto prima con donne non
identificate nella cultura, che però sono alla ricerca di
una loro cultura, svela l'inganno di un riconoscimento
pagato al prezzo di costruirsi sull'unica immagine che
l'uomo è in grado di riconoscere: quella offerta da lui,
4 A questo proposito è comunque interessante il modo di
affrontare il pensiero di Carla Lonzi da parte di
Maria
Luisa Boccia, filosofa di matrice marxista, che ha scritto
L'io in rivolta. Vissuto e pensiero di Carla Lonzi, La
Tartaruga edizioni, Milano 1990.
In Sputiamo su Hegel, p. 27
6 Manifesto di rivolta
Un inedito di
Carla Lonzi
concetto di crisi dell'arte
il concetto di crisi non è un concetto che scaturisce
dal settore della creatività, per cosi dire, ma dal settore
della cultura. Ciò significa che l'arte si modifica e si
svolge adattandosi alle esigenze connesse con vita e
ciò facendo si discosta dalle categorie e dalle previsioni
della cultura, cioè dalle teorie dell'arte da essa elaborate
Quando i dadaisti se la prendono con la Gioconda non
intendono negare un valore, ma la strumentalizzazione
culturalistica di un valore. Di fronte ai loro gesti di
sconsacrazione non è la Gioconda che rabbrividisce, ma i
suoi paladini. I gesti di sconsacrazione appaiono tali a
chi a creato il culto della Gioconda, cioè dell'arte, a chi
ha operato la consacrazione, ma per gli artisti sono dei
puri e semplici gesti di libertà. Sono cinquant'anni che
gli artisti mettono in crisi la mitologia, e i mitologi
pensano che sia l'arte ad essere in crisi. Ora, la domanda
che a me sembra interessante porre - agli artisti
naturalmente e non agli pseudo-artisti, i quali sembrano