Conferenza a
Lugano sulla grande scrittrice politico-religiosa
Simone Weil, il sentimento dell'esistenza
Negli ultimi anni si è riaccesa la curio-
sità sulla figura di Simone Weil (1909-
1943), una scrittrice e pensatrice politico-
religiosa che sfugge a qualsiasi classifica-
zione.
Nata a Parigi da genitori di origine
ebraica, si avvicinò alla fede cristiana,
che alimento di idee eterodosse spesso in
contrasto con il mondo cattolico. Militan-
te del sindacalismo rivoluzionario, Simo-
ne Weil volle comprendere i meccanismi
dell'oppressione sociale, scegliendo di fa-
re un'esperienza in fabbrica. Così si prese
un anno di congedo per "studi personali"
dall'attività d'insegnamento nei licei fem-
minili, per andare a lavorare come ope-
raia: Esclusa dalla docenza in seguito alle
leggi razziali del regime di Vichy, fece l'o-
peraia agricola; in seguito, accompagno i
propri genitori negli Stati Uniti. Poco do-
po, pero, richiamata dall'impegno contro
il totalitarismo, tornò in Europa, dove
mori di tubercolosi.
Le sue opere riflettono in ricchezza ed
eterogeneità la molteplicità delle sue vi-
cende esistenziali, che non furono mai di
sgiunte da una costante elaborazione in-
tellettuale.
Alcuni frammenti del suo pensiero sono
stati presentati sabato 27 gennaio presso
l'Università della Svizzera italiana a Lu-
gano, in una conferenza dal titolo: "Simo-
ne Weil, il sentimento dell'esistenza"
Relatrice dell'incontro Maria Concetta
Sala, assidua frequentatrice dei percorsi
filosofici weiliani e curatrice della pubbli.
cazione di alcune opere della filosofa fran-
cese: "Lezioni di filosofia" (1999, Adelphi
Milano) e "Piccola cara ... Lettere alle al-
lieve" (1998, Marietti 1820 Genova).
Tentare di orientarsi nella ricca produ-
zione
filosofica di Simone Weil può risul-
tare scoraggiante; abbiamo quindi chiesto
a Maria Concetta Sala in che modo ha gui-
dato il suo uditorio attraverso il mondo
weiliano.
«Il titolo della conferenza ("Il sentimen-
to dell'esistenza") - spiega la studiosa - fa
riferimento alla mia esperienza di lettura
dei testi di Simone Weil. Penso che sia mol-
to difficile oggi non tenere conto di sé, della
propria pratica nell'accostarsi alla vicenda
esistenziale e alle riflessioni di grandi don-
ne e uomini. Il mio tentativo è orientato ver
so una sorta di "lettura fenomenologica",
Simone Weil
che non lasci fuori la mia esperienza, anche
se mi auguro di non cadere nel biografi-
smo»).
Come è nato il suo interesse per Si-
mone Weil?
«Lavoravo all'Adelphi come redattrice, e
ad un certo punto trovai sul mio tavolo i
"Quaderni" di Simone Weil, poi pubblicati
tra il 1982 e il 1993. Per me fu una sorta di
rivelazione abbagliante, che mi costrinse a
prendere delle decisioni particolari nella
mia vita. Dopo tanti anni di attraversa-
mento dei testi weiliani, posso azzardare
un'ipotesi di lettura che tenga conto del sen-
timento dell'esistenza in Simone Weil; l'esi
stenza weiliana, partendo da me e leggendo
lei. Mi riferisco ai quaderni di appunti, i
"Quaderni" e alle lettere alle allieve, alle
lettere londinesi - non ancora apparse in
italiano - e anche alle lettere presenti in
"Attente de Dieu" (Attesa di Dio). Si tratta
di una scrittura molto particolare, che im
plica anche un lavoro su di sé, che in qual.
che modo riguarda la soggettivizzazione».
Secondo lei, quali sono gli elementi
guida del pensiero di Simone Weil?
«C'è lo stare sulla soglia, da una parte; la
soglia è la cifra originale del pensiero di Si-
mone Weil, non solo per quello che riguar-
da la Chiesa e la questione religiosa, ma
anche per gli altri ambiti che lel si trovò ad
attraversare; anche per la questione ope-
raia, per la questione della scuola, per i
rapporti con il mondo politico. Pero non è
un semplice stare sulla soglia, c'è anche il
contatto. Simone Weil sta sulla soglia, ma
nello stesso tempo si mette in contatto con il
mondo, con la realtà, con gli altri, con la co-
munità in cui vive, mettendo al centro la di
mensione pratica della conoscenza».
In modo moderno, Simone Weil rico-
nosce la pluralità dei modi di pensare
e delle posizioni.
«Ecco, non è un posizionamento unico il
suo, ma il suo pensiero diventa la capacita
di pensare simultaneamente su molteplici
piani. Questa caratteristica riguarda un
po' tutte
le grandi filosofe del '900: Hannah
Arendt, Edith Stein, Maria Zambrano. E
una capacità che deriva dalla pratica, dal
contatto e dall'attraversamento reale, dalla
cifra della singolarità del loro essere e dal
l'esserci tutte per intero nella propria epoca
e nei luoghi del proprio vissutow.
ca", come la definisce Simone Weil. Questa
«Si tratta di una "filosofia in atto e prati-
definizione traduce sia il suo percorso esi-
stenziale, sia il suo pensiero. Il procedere
della sua vita e il procedere del suo pensiero
sono intrecciati; uno non potrebbe esistere
senza l'altro. Dal punto di vista della scrit-
tura, questo lavoro su di sé è molto evidente
nei Quaderni, scritti al modo degli anaco-
reti ma vivendo nel tempo e nello spazio del
mondo. In essi Simone Weil mostra di riti-
rarsi in se stessa attraverso l'unificazione
di frammenti eterogenei, di citazioni che
arrivano da diversi testi e diverse culture e
nello stesso tempo procede a un lavoro di ri-
significazione».
Queste alcune tracce del pensiero di Si-
mone Weil che sono state ricomposte nella
conferenza organizzata dall'Associazione
Dialogare Incontri, nell'ambito del corso
di formazione "Pensare un mondo con le
donne".
Per ulteriori informazioni si può contat-
tare la segreteria di Dialogare, tel. 967 61
51, e-mail segretariato@dialogare.ch.
GIULIANA BHATIA
la Regione 2.2.01