L’isola di Madeira dipende economicamente dal turismo: persone che vengono per giocare nei casinò e per trascorrere tempo in una natura selvaggia e spettacolare. La possibilità che questa natura possente eppur delicata sia danneggiata è direttamente proporzionale al flusso di turisti. Da un lato, grandi alberghi e aggressivi immobili banali cominciano a popolare il paesaggio, non soltanto rovinando i panorami che hanno originato la domanda, ma anche corrodendo pendii collinari, consumando l’acqua, modificando l’equilibrio ecologico del luogo, per non parlare della trasformazione della cultura locale in parco tematico. D’altra parte, se non si investe in ricettività alberghiera e infrastrutture non si riesce ad attirare una fonte di reddito indispensabile per la sopravvivenza economica della popolazione locale. Naturalmente tali forze sono molto più imponenti dell’architettura, tuttavia quest’ultima può trovare un’espressione, una dimensione, un linguaggio, una strategia per incanalare questi interessi verso il bene comune. Perciò, quando alcuni anni fa un grande incendio distrusse vaste aree del patrimonio naturale dell’isola, Paulo David vide la possibilità di inserire un simile contributo architettonico in questo dibattito: come equilibrare il flusso di turisti, che rappresenta una grande forza propulsiva per lo sviluppo dell’isola, in modo da evitare rischi per la comunità e l’ambiente? Come trovare un paradigma alternativo all’infrastruttura e ai servizi finalizzati a creare l’accesso alla natura senza finire col distruggere proprio ciò che il visitatore vuole godere? L’opera di Paulo David riesce a gestire questa tensione con un’architettura che opera nel paesaggio con accortezza, è in grado di accogliere ospiti senza rovinare la bellezza dell’ambiente e, infine, ripara il luogo dalle conseguenze di un turismo oppressivo.
Il potere del linguaggio che egli ha saputo creare immette nell’isola una nuova e affascinante forza. Paulo David ha trovato un’architettura che è avveduta e rispettosa ma che, nel contempo, ha installato, senza falsa modestia, una nuova identità nei luoghi interessati dall’intervento. Quando si opera in ambienti naturali privilegiati si tende a credere che il lavoro dell’architetto sia per metà già compiuto; non è facile creare un’architettura possente quanto il luogo che la ospita. Questo atteggiamento è il contributo di Paulo David non soltanto all’isola di Madeira, ma anche a tutti quei luoghi che devono integrare questo tipo di interessi in apparenza incompatibili.
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