Alessio Issupoff, russo naturalizzato italiano, nacque nell’attuale città di Kirov, appunto nella Russia nord orientale. Egli però trascorse gran parte della sua giovinezza nelle province asiatiche: nel Turkestan, a Tashkent, a Samarcanda. Da questa esperienza venne il suo amore per l’esotismo, che egli ovviamente traduce in una cifra pittorica prettamente slava, fatta di tinte pastose che si combinano per delineare figure e paesaggi. La sua vita lo spinse poi in Italia, Per l’esattezza a Roma, dove intraprese con decisione la carriera di artista, esprimendo le proprie emozioni nel ricordo della terra natale, che ormai assurgeva a dimensione mitica. Così, ogni suo tema divenne una singolare commistione di suggestioni italiane e memorie russe. Quest’opera, che reca una dedica al carissimo maestro Irolli, presenta dunque il ritratto di costui. Il pittore napoletano era celebre per costruire opere di forte patetismo ed intensa drammaticità, usando colori squillanti che si univano a formare figure di impatto fragoroso. Il quadro lo ritrae ormai anziano, sommando pennellate che costituiscono un’efficace sintesi dell’arte di entrambi. Quindi, il non più giovane Issupoff saluta a suo modo un personaggio di eccelso riferimento, a cui dona una sembianza di vegliardo, quasi a delineare un nume protettore. Bello il tratto robusto dell’insieme, particolarmente felici i veloci tocchi.