Giara a due anse

Giara globulare, espansa in alto e rastremata verso la stretta base. Due piccole anse a occhiello sono applicate al disotto del diametro massimo del recipiente. La decorazione, ottenendo sovrapponendo pigmenti rossi e neri con effetto sfumato, è compresa tra l'interno dell'orlo e le anse: dentellature, archi di cerchio, chiazze irregolari a spina di pesce. La fascia decorativa principale si compone di due grandi cerchi retinati nella parte alta del recipiente sopra le anse, alternati a due ampi motivi lineari. Ognuno di questi è costituito da una specie di tronco verticale, dal quale si dipartono simmetricamente delle bande a zigzag con i vertici e le estremità talvolta dotate di quattro frange.
Il motivo enigmatico di questo vaso è tipico della cultura Majiayao, e sembra risalire alla fase Banshan (circa 2650-2200 a.C.). All’inizio era costituito da una “testa” rotonda e da un “tronco” verticale, al quale si univano linee spezzate che ricordano degli arti. Diventa molto comune nella fase Machang (circa 2400-1950 a.C.): munito o sprovvisto della “testa” e delle caratteristiche “dita”, lo si ritrova su centinaia di vasi e in numerosi siti. Tutti gli studiosi sono d’accordo sul fatto che rappresenti una creatura stilizzata, ma la sua interpretazione è tuttora motivo di dibattito: alcuni la identificano con una rana, altri vi scorgono una figura umana riconducibile a un contesto sciamanico. Tuttavia, non è nemmeno certo che le varianti siano riferite a un’entità o a un concetto omogeneo. Alle raffigurazioni più esplicite di alcuni vasi si contrappongono le rappresentazioni geometricamente astratte di altri recipienti, come se la parte fosse sufficiente per rappresentare il tutto. Talvolta il motivo è integrato con un’immagine antropomorfa, generalmente modellata a parte e applicata.