Dettaglio. La Sala degli Amori di Giove, il cui nome identifica il soggetto rappresentato nelle diverse scene affrescate, ovvero l’amore raffigurato in molteplici sfaccettature (OMNIA VINCIT AMOR - L’AMORE CONQUISTA TUTTO), è stata dipinta e stuccata, rispettivamente, da Agostino Carracci (Bologna 1557 - Parma 1602) e da Giovanni Bosco. Su quest'ultimo vi sono delle incertezze: viene spesso sostituito da Luca Reti, stuccatore che ha realizzato a Parma anche le statue per il Teatro Farnese. Del Carracci si identificano il quadro centrale, il quadro est, il quadro ovest ed il quadro sud della volta, mentre il quadro nord contiene un’epigrafe elogiativa scritta da Claudio Achillini per l’artista bolognese scomparso nel 1602 prima di terminare la volta. L’epigrafe legge: AUGUSTINUS CARRACIUS DUM EXTREMOS IMMORTALIS SUI PENICILLI TRACTUS IN HOC SEMIPICTO FORNICE MOLIRETUR, AB OFFICIIS PINGENDI, ET VIVENDI, SUB UMBRA LILIORUM, GLORIOSE VACAVIT. TU SPECTATOR, INTER HAS DULCES PICTURAE ACERBITATES PASCE OCULOS, ET FATEBERE, DECUISSE POTIUS INTACTAS SPECTARI QUAM, ALIENA MANU, TRACTATAS MATURARI. Gli stucchi raffigurano, nello specifico, gli amori di Giove: Giove e Danae, Giove ed Europa, Giove e Seleme, Giove e Leda. L’apparato decorativo si completa con due sopraporte che raffigurano il dominio di Amore sul mondo e l’Onnipotenza. Il ciclo pittorico è stato portato avanti, nelle pareti, da Carlo Cignani, sempre bolognese, diversi anni dopo la scomparsa del Carracci, intorno al 1680.
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