Si tratta della più importante testimonianza
pittorica della prima maturità di Goya e sancisce
la sua ammissione nell’alta società spagnola.
Il ritratto di gruppo non era un genere particolarmente
diffuso in Spagna, al di là di Las Meninas
di Velázquez; si può quindi affermare che
Goya debba aver visto e studiato esempi contemporanei
soltanto in occasione del viaggio in
Italia fra il 1770 e il 1771, fra questi Baldrighi a Parma. La famiglia
dell’infante don Luis è un’opera rivoluzionaria,
un vero e proprio monumento allo status
dell’uomo moderno, l’accesso a un mondo di
realtà ambigue, di sentimenti mutevoli e di relazioni
indecifrabili tra i personaggi. Il grande dipinto miscela cerimoniale e informalità
nel rappresentare un momento in cui
l’infante, i bambini e i più importanti membri
d ell’entourage di corte, assistono all’acconciatura
dei capelli di María Teresa, probabilmente
prima di posare per un ritratto di Goya stesso
che, non a caso, dall’angolo sinistro del quadro,
con tavolozza, pennelli e bastone da pittore,
guarda direttamente verso di lei.
La scena si svolge in una stanza in penombra,
dove una pesante tenda verde diventa un sipario
su quello che sembra un portale, di cui si
vede appena il pilastro sinistro. María
Teresa, che indossa una sontuosa e radiosa veste
bianca, ci guarda affabilmente. I suoi capelli
stanno per essere pettinati prima di indossare
un’elaborata cuffi a da camera tenuta pronta da
una delle cameriere su un vassoio d’argento;
l’altra cameriera regge una scatola pure d’argento,
che probabilmente contiene cipria per la
sua chioma. Alla destra di María Teresa si trova
l’infante – all’età di 56 anni appare con i capelli
radi, la pelle rugosa, il naso rosso, forse per via
del tabacco da fiuto (un fazzoletto pure rosso
gli spunta dalla tasca) – mentre dà le carte sulla
coperta di velluto verde di un tavolo da gioco
curiosamente sagomato su cui spicca un candeliere
d’argento con una candela accesa.
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