La Town

Cao Fei
Nata a Canton, Cina, nel 1978.
Vive e lavora a Pechino, Cina.

Cao Fei è una delle figure chiave dell’arte cinese nel XXI secolo. Ha cominciato a lavorare nel contesto dell’ipersviluppo della sua regione, sul delta del fiume delle Perle, all’epoca in cui la Cina meridionale sembrava sfidare l’egemonia di Pechino e Shanghai. È giunta nella capitale intorno al 2005 e ha cominciato a realizzare opere che esaminano soggettività, fantasie e affetti della gente, in particolare dei giovani, al centro di queste transizioni sociali. L’indagine Whose Utopia (2006), ambientata in una fabbrica di lampadine, intesseva una narrativa poetica partendo dalla vita quotidiana degli operai; RMB City (2007-2012), un progetto durato diversi anni che si è svolto nel mondo virtuale di Second Life, ha costruito un universo urbano intorno a China Tracy, avatar dell’artista. Il suo film più recente, Haze and Fog (2013), esamina le mutazioni più ambigue del comportamento umano in una società che si lascia iniettare nei polmoni un’aria pericolosamente inquinata.
La Town (2014) è il culmine della progressione di Cao Fei dall’utopia alla distopia, dal precocemente digitale al testardamente analogico. Un film di quaranta minuti ambientato in paesaggi da lei realizzati con diorami e modellini (in gran parte europei), il progetto e come un ricordo di una civiltà primitiva, post-apocalittica. La città e fatta di situazioni ipotetiche e viene narrata in francese da un uomo e da una donna alla ricerca di cosa fosse quel luogo e di cosa sia diventato. Devastata da qualche combinazione biblica di epidemie, sollevazioni e crollo economico, rimangono i resti del suo mosaico di stili dove la lirica e prosaica “slitta di Babbo Natale” potrebbe scontrarsi con un treno cinese ad alta velocità. I vivi si rifugiano nel sesso e nella droga, o tentano di costituire comunità provvisorie, utopie condannate da un declino che coinvolge tutti. Per Cao Fei si tratta soltanto dell’ultimo progetto di un corpus di opere ricco di articolazioni propositive, basato sui fatti, ma sublimato nella finzione. Nei suoi lavori accenna a nuove idee sull’organizzazione sociale che potrebbero nascere dall’esperienza, collettiva ma atomizzata, di una nazione in un prolungato stato di rivoluzione.