Lemi Ponifasio
Nato a Lano, Samoa, nel 1964.
Vive e lavora ad Auckland, Nuova Zelanda.
Coreografo e regista teatrale, Lemi Ponifasio gode di fama internazionale nel suo campo. Attingendo alle mitologie delle culture native delle isole del Pacifico, per le sue messe in scena cerimoniali crea immagini di grande impatto che sfidano e trascendono le idee convenzionali di teatro, danza e azione civile. Nel 1995 ha fondato insieme ad artisti, studiosi, attivisti, intellettuali e leader comunitari il collettivo globale, MAU, una piattaforma per la riflessione critica e la creatività. Nella lingua di Samoa, la parola mau significa “una dichiarazione di verità su qualcosa” oppure “rivoluzione” intesa come sforzo per trasformare lo status quo. Prende il nome dal movimento non violento per l’indipendenza di Samoa dei primi anni del Novecento.
Alla 56. Biennale di Venezia, Ponifasio presenta Lagi Moana. Lagi, la parola samoana per paradiso, descrive anche canzoni e canti che richiamano e invocano gli antenati; Moana è il mondo acquatico indifferenziato, ovvero l’oceano. Le popolazioni delle isole del Pacifico rivolgono questi canti a Lagi oppure a Moana, tradizionali dimore degli antenati e dei morti. Il progetto sfaccettato di Ponifasio è un appello all’oceano – Moana – affinché venga e ci riporti alla materia che costituisce le nostre antiche origini genetiche. Indica che il destino dell’uomo – tagata – è quello di accogliere l’arrivo di Moana come un modo per evolversi al di là della cosiddetta epoca dell’Antropocene, termine utilizzato da molti scienziati con riferimento al periodo iniziato quando le attività dell’uomo hanno cominciato ad avere un significativo impatto globale sugli ecosistemi della Terra. La migliore descrizione possibile del progetto è quella di un canto intonato alla fine del mondo, un richiamo che porterà a un nuovo inizio.
Lagi Moana si svilupperà in diverse fasi, cominciando con Falelalaga o House of Women (Casa delle donne), una macchina simbolica creata dall’architetto cileno Cazu Zegers. In questo modulo rettangolare semiaperto, immerso nella luce naturale e costruito vicino all’acqua nel Giardino delle Vergini, un gruppo di sei donne realizzerà le tapa, un tipo di stuoie intrecciate e decorate: a volte lavoreranno in gruppo, altre da sole, in silenzio. Per Ponifasio le tapa realizzate durante la Biennale nelle loro diverse forme, stampinate o appese, costituiscono i “corpi tapa”. Realizzare una tapa è al contempo l’atto di intrecciare nuove genealogie e di accompagnare i morti. I visitatori sono invitati a collaborare alla loro realizzazione.
Nella natura comunitaria delle sue attività, e nei mondi che aleggiano fra vivi e morti, fra oscurità e luce, Falelalaga non è semplicemente una casa: è una zona in evoluzione nella quale il significato non è mai completo. È “la casa della notte e del giorno”, un luogo che offre un programma continuativo di performance, discussioni e partecipazione attiva dei membri della MAU Company di Ponifasio.