Figura anomala nel panorama artistico lombardo, discendente di una nobile famiglia, era destinato all’avvocatura, ma la passione pittorica prevalse nel corso della sua vita, portandolo a ritrarre il mondo che egli ben conosceva, in larghe scene campestri o illustrando l’esistenza umile dei lavoratori. Difficilmente inquadrabile secondo una linea stilistica precisa, le sue opere oscillano tra un verismo che guarda al passato e una sensibilità che dimostra maggiore e più sincera immediatezza. La grande opera che qui ammiriamo presenta una luminosità particolare, che attinge contemporaneamente ai paesaggi settecenteschi e al genio innovatore di Corot. Le figure presenti servono unicamente a situare in modo romantico il rapporto tra l’uomo e la natura, dominante seppure tranquilla, ritmata dai grandi alberi che accolgono e spezzano i raggi del sole.