A volte la mancanza di qualità dell’ambiente costruito è la conseguenza della mancanza di regole; a volte la sua mancanza di vitalità è conseguenza dell’eccessiva regolamentazione. Arno Brandlhuber sfida il sistema da molti punti di vista, mettendo in discussione, durante il lavoro, le leggi che governano l’architettura, le leggi artistiche e le leggi in senso stretto. Certamente il lavoro di Brandlhuber è potente, brutale e, quindi, fondamentale. E questo è particolarmente meritevole per un architetto che proviene dalla Germania, un Paese che, nella ricerca in buona fede di una qualità tecnica universale, tende a soffocare la vivacità dell’architettura. Brandlhuber fa quello che dice. Per la sua Antivilla ha usato l’immediatezza architettonica al fine di contrastare i codici
di risparmio energetico tedeschi iper-regolati e far prevalere il buonsenso. Dall’altro lato, quando ha combattuto contro l’amministrazione di Berlino perché vendeva proprietà pubbliche sul mercato privato, stava chiedendo una maggiore regolamentazione. Osservando i suoi progetti è evidente come qualcuno che è a proprio agio nel progettare una finestra facendo letteralmente un buco nel muro, sia anche pronto a combattere contro le convenzioni. Le leggi sono convenzioni. A volte ha senso seguirle, a volte c’è bisogno che vengano messe in discussione, e a volte (e questo è meno evidente quando lo sostiene un architetto provocatorio) hanno bisogno di essere rafforzate.