Foto di Fabrizio Vatieri Il momento dell’esposizione al passaggio del turista, un passaggio superficiale ed effimero dalla forte potenza contaminatrice, e poi il momento notturno, un momento silenzioso, in cui l’architettura sembra svelare un volto più autentico e intimo. La città e le sue architetture sono osservate dal turista in modo peculiare: lo sguardo del turista è uno sguardo che si muove in superficie, è uno sguardo prepotente, con una forte tendenza immaginifica. I luoghi in cui i turisti si muovono rimangono tutt’altro che impassibili a questa bizzarra presenza umana. La sua figura ingombrante è qui sovrapposta volutamente all’architettura e ai luoghi stessi. La presenza del turista determina un mutamento dei luoghi, una contaminazione irrimediabile. Il turista è ritratto nella sua immersione in questo stato di sospensione in cui egli è impegnato ad essere nient’altro appunto che “il turista”. “Grand What?” è una riflessione sulla complessa questione della verità di un luogo, in cui la macchina fotografica, il turista e le opere d’arte contribuiscono in egual modo all'essenza di un luogo.