Locandina pubblicitaria in cartonicno da appendere all'interno dei negozi di salumeria. Gino Boccasile era nato a Bari il 14 luglio 1901. Dopo gli studi alla scuola di Arti e Mestieri della sua città nel 1932 si era trasferito a Milano, dove aveva cominciato a collaborare con lo studio pubblicitario di un grande della comunicazione, Achille Luciano Mauzan (1883-1952).
Dopo un breve soggiorno nella capitale francese fondava a Milano, con l’amico Franco Aloi l’agenzia di pubblicità Acta in Galleria del Corso, dove poté finalmente dar sfogo alla sua vena creativa e a quell’incredibile potenziale comunicativo di cui era dotato e che non avrebbe avuto pari.
La forza del tratto e la genialità delle sue immagini riuscivano ad attrarre il frettoloso passante e a comunicargli in un attimo il messaggio per cui erano state create. «Una comunicazione visiva di pronta presa con i personaggi che, ancora oggi, sembrano balzare, esplodere dal manifesto».
All’attività pubblicitaria affiancò anche quella di illustratore per la stampa periodica: sue illustrazioni comparvero sulle riviste “La Donna” (1932), “Dea” (1934), “La Lettura” (1934), “Bertoldo” (1936), “Il Milione” (1938), “Il Dramma” (1939), “Il tempo” (1940), “Grazia” (1941), “Bellezza” (1944).
Un notevole successo ebbero nel 1937-’38 le sue copertine per la rivista “Le Grandi Firme”, che proponevano un’immagine di donna sensuale e procace che diverrà modello di bellezza femminile, ampiamente sfruttato in seguito nel campo pubblicitario. “Le Grandi Firme”, periodico letterario fondato e diretto da Pitigrilli (Dino Segre - 1893-1975) dopo la vendita della testata ad Arnoldo Mondadori era stato trasformato in rotocalco settimanale da Cesare Zavattini (1902-1989) all’epoca direttore editoriale della casa editrice milanese. Tra i collaboratori di Zavattini vi era il disegnatore Rino Albertarelli (1908-1974), il quale chiese a Boccasile - Gibì per gli amici - di realizzare un bozzetto per la copertina della nuova rivista. Zavattini, appena visionata la creatura di Boccasile, si rese conto di aver trovato quello che cercava. Dall’aprile 1937 al settembre 1938 (quando la testata fu soppressa dal Governo) il successo fu travolgente - da 50.000 a 250.000 copie la settimana - e la “Signorina Grandi Firme” entrò nell’immaginario collettivo e nel costume degli italiani.
L’omonima canzone ed un concorso la renderanno ancora più popolare facendola divenire un modello di riferimento anche per le giovani italiane. L’icona, che sulla carta stampata ebbe vita breve, tornerà prepotente nel dopoguerra, non più sui tabloid, ma nella penombra delle sale cinematografiche, nella stagione delle attrici “maggiorate”.
«Sono un pittore ottimista - affermava - perché vedo la vita dal suo lato più suggestivo: le belle donne… » . Disegnò, oltre alle copertine di “Le Grandi Firme”, manifesti pubblicitari e cartoline per l’agricoltura, la tutela del risparmio, il lavoro (Fotografia Gevaert, Borsalino, Ramazzotti, Martini, Bayer, Pirelli, la Rinascente, Liquigas, Dischi Cetra, …). La fama gli portò lavori importanti a livello nazionale. Durante la guerra Boccasile realizzò numerose campagne di propaganda politica e militare, schierandosi apertamente, dopo l’8 settembre 1943, con la Repubblica di Salò. Una scelta che gli costerà parecchio, sul piano professionale, negli anni del dopoguerra.
Pittore - espose a Parigi nel 1934 e a Roma nel ’36 - apprezzato illustratore - sue molte copertine dei “Libri della Palma” Mondadori (1940-1941) - era uno straordinario artista del disegno pubblicitario: la sua produzione è sterminata e nella sola Collezione Salce di Treviso si trovano più di trecento differenti suoi manifesti.
Riprese la sua attività dal 1946, soprattutto con la grafica pubblicitaria, cambiando leggermente stile. Anche dopo il Fascismo, Gino Boccasile disegnò l’Italia: fu sempre lui, dopo aver avviato una sua agenzia di grafica, ad invadere i muri delle città e delle campagne con le pubblicità di quei giorni. Dal Formaggino Mio alla lama Bolzano, dal Ramazzotti alle moto Bianchi, e poi ancora il dentifricio Chlorodont, le calzature Zenith, l’assicurazione Riunione Adriatica di Sicurtà, lo yogurt Yomo, i profumi Paglieri, lo shampoo Tricofilina, i biscotti Pavesini, … tutto era firmato Boccasile.
Gino Boccasile moriva a Milano il 10 maggio 1952 per un improvviso attacco di pleurite.
Questa dunque la personalità a cui Gino Tanzi si rivolse per “immaginare” un messaggio pubblicitario per la propria azienda.
Così Boccasile nel 1946 disegnò un accattivante manifesto pubblicitario con una prosperosa ragazza raffigurata nell’atto di porgere un piatto di salame, seduta a cavallo di un maiale e con una latta da 5 kg di Triplo Concentrato di Pomodoro sulla testa: una “Signorina Grandi Firme” gioiosa e padana.
Il soggetto, dall’indubitabile fascino, sottolineava in maniera molto forte l’identità della ditta, al punto da venire utilizzato come insegna-marchio dell’azienda stessa, secondo un procedimento abbastanza diffuso nell’anteguerra: l’icona memorabile di un manifesto divenuta marchio dell’impresa. Così, la florida donna emiliana diventa ambasciatrice dei prodotti di Gino Tanzi sulle cartoline e sulla carta intestata, sulle etichette e sulle fascette da salumi, sugli oggetti promozionali e sulle fiancate di furgoni e mezzi di trasporto, sostituendo, di fatto, il troppo esile marchio ufficiale, pur sempre presente.