La Vergine è qui dipinta priva di connotati divini, come un’umanissima figura materna: si è riconosciuto nel suo volto un modello della famiglia Nuvolone che si ritrova anche in altri dipinti. Inoltre la mancanza di paesaggio e l’assenza di Giuseppe, concentrano l’attenzione dello spettatore sul rapporto tra la Madre e il Bambino e sui sentimenti che trapelano attraverso segnali espressivi discreti. Nell’agile torsione del Bambino si riconosce ancora il “moto degli affetti” elaborato da Leonardo da Vinci e rielaborato attraverso la lezione di Correggio e dei pittori emiliani.